Tre cortei per la Liberazione, tutti in festa per il 25 Aprile

“La Resistenza è un pezzo di storia che noi piacentini non dobbiamo dimenticare"

Elisabetta Paraboschi
April 25, 2025|43 giorni fa
Tre cortei per la Liberazione, tutti in festa per il 25 Aprile
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“Oggi con la nostra tradizionale sobrietà e rigore ricordiamo quello che avvenne il 25 aprile 1945: Piacenza si liberava il 28, il nostro Paese riconquistava onore e dignità”. Carlo Ghezzi, vicepresidente nazionale dell’Anpi, incomincia così il suo discorso: davanti a lui una piazza Cavalli gremita all’inverosimile, come non si vedeva da anni, dopo i tre cortei arrivati da piazzale Genova, giardini Merluzzo e via Campagna come le tre Divisioni Valnure, Valdarda e Piacenza il 28 aprile 1945. Alcuni giurano che così piena la piazza si veda solo nelle foto di quel 5 maggio del 1945 quando le divisioni partigiane e le sap sfilarono per depositare le armi. Davanti, seduti, ci sono i partigiani Pietro Satta e Luigi Leviti: 101 e 97 anni, non sono mancati e ricordano quando 80 anni fa si ritrovarono a sfilare coi compagni della Divisione Piacenza.
“Molti tentano di riscrivere la storia - continua Ghezzi - ma noi non possiamo dimenticare che il fascismo aveva soppresso la libertà, aveva promulgato le ignobili leggi razziali, trascinato il Paese nelle guerre coloniali e scatenato il secondo conflitto bellico. Ha trascinato l’Italia nel baratro: una pazzia vera”. Ghezzi ricorda Papa Francesco nel suo discorso e altrettanto fanno le istituzioni che intervengono: il prefetto Paolo Ponta sottolinea come “questo sentimento di lutto solo apparentemente contrasta con le celebrazioni odierne: il primo dovere è commemorare, fare memoria di chi ha rischiato e donato la propria vita perché noi vivessimo la democrazia”.
La sindaca Katia Tarasconi ricorda il pontefice ma anche i partigiani piacentini: Giacomo Scaramuzza, Medina Barbattini e Renato Cravedi. “Vorrei rispondere oggi a una domanda che Renato pose: quando non ci saranno più i partigiani - chiese - chi andrà in piazza a ricordare il 25 aprile?”. Dalla folla si alza un coro: “Noi”.
IL DISCORSO DELLA SINDACA DI PIACENZA KATIA TARASCONI
“La Resistenza è un pezzo di storia che noi piacentini non dobbiamo dimenticare - le fa eco la presidente della Provincia Monica Patelli - la libertà e la democrazia non sono conquiste scontate, ma richiedono impegno”.
Spazio poi ai canti col coro delle cento chitarre guidato da Giovanni Castagnetti e alla mostra allestita da Anpi Piacenza “Medina Barbattini” sotto i portici di palazzo Gotico.
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La mappa dei cortei cittadini
La mappa dei cortei cittadini
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La Divisione Piacenza di Cossu

Negli ultimi mesi del 1943 e nei primi del 1944 si formano, tra il Brallo, Pecorara, Perino, Travo e le alte valli del Tidone e del Luretta, diverse piccole bande autonome: la banda “Capannette di Pei”, la banda “Piccoli”, la “Remigio” e la “Fausto” che si fondono poi nella banda “La Senese”. Quest’ultima a fine maggio cambia nome in “Compagnia Carabinieri Patrioti” e in giugno si trasforma in Brigata Giustizia e Libertà. Guidata da Fausto Cossu (nella foto), è articolata in sette distaccamenti: “Senese”, “Groppo”, “San Giorgio”, “Scarniago”, “Rocca d’Olgisio”, “Barbarino” e “Bocchè”. Ai primi di luglio del 1944, alcuni distaccamenti formano un primo raggruppamento di brigate che il primo agosto acquista il rango di divisione. Con l’inizio del rastrellamento invernale, il comandante Cossu scioglie la divisione e le brigate ritornano autonome. È solo fra febbraio e marzo 1945 che si ricostituiscono su nuovi organici, assumendo la denominazione di Raggruppamento divisioni piacentinepavesi. Nell’ultimo mese di guerra la prima Divisione Piacenza è guidata da Cossu e si compone di Compagnia “Carabinieri” con Giovanni Trebeschi, la prima brigata “Diego” con Antonio Piacenza, la seconda “M. Busconi” con Carlo Comaschi, la terza “Paolo” con Ezio Spinardi, la quarta “P. Cataneo” con Giuseppe Follini, la quinta “Ciancio” con Pippo Comolli, la sesta “Fratelli Molinari” con Ginetto Bianchi, la settima “Gino Cerri” con Italo Londei, l’ottava “A. Botti” con Enrico Rancati, la nona “Valoroso” con Mario Docelli, la decima “F. Casazza” con Giovanni Menzani e l’undicesima “Montesanto” con Lodovico Muratori.

ll corteo dalla chiesa di San Sepolcro in via Campagna per la Divisione Piacenza

La “Valnure” con a capo Godoli

Nell’alta Valnure negli ultimi mesi del 1943 si formano numerose piccole bande autonome parzialmente armate che si aggregano poi ad altre: una è la banda “Istriano”, composta da studenti e operai antifascisti provenienti da Parma sotto il comando di Ernesto Poldrugo “Istriano” e costituitasi in brigata nel giugno 1944. Nasce la 59esima brigata d’assalto Garibaldi che dopo viene ribattezzata “Caio”. La banda “Stella Rossa”, nata nell’autunno 1943, si riunisce a Peli dove si organizza in distaccamento autonomo sotto la guida di “Montenegrino”: in maggio 1944 si formano tre distaccamenti che stringono su Bettola e ottengono il riconoscimento di brigata: nasce così la 60esima brigata d’assalto Garibaldi “Stella Rossa”.
A metà agosto, i contrasti fra “Istriano” e “Montenegrino” portano la 59esima a trasferirsi in Liguria aggregandosi alla divisione “Cichero”. Nel frattempo la 60esima si ingrossa, occupando tutto il territorio dell’alta Valnure. All’inizio di settembre 1944, si forma la 61a brigata d’assalto Garibaldi “ Valnure” con comandante Giuseppe Panni e diversi distaccamenti. Dopo l’eccidio dei Guselli il 4 dicembre, la 60esima e la 61esima si sciolgono: si tenta allora di formare una nuova unità priva di ogni colorazione politica con a capo Pietro Inzani a cui aderiscono quasi tutti i distaccamenti superstiti. Nel gennaio 1945, con la morte di Inzani, i distaccamenti ritornano autonomi, iniziando a raggrupparsi da febbraio in tre nuove brigate, ordinate poi nella Divisione “Valnure” comandata da Pio Godoli (nella foto).
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ll corteo da piazzale Genova per la Divisione Valnure

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La “Valdarda” guidata da Prati

A fine ottobre ‘43 nella zona di Morfasso e Ferriere si formano alcune piccole bande tra cui la “Prati” guidata da Giuseppe Prati (nella foto) e la “Inzani” con a capo Pietro Inzani. In novembre l’avvocato Vladimiro Bersani prende contatti col CLN provinciale e agli inizi del 1944 collega le varie bande, organizzandole in squadre e poi in “distaccamenti” con base sul monte Lama. Nella primavera del ‘44 nasce la 38ª Brigata Garibaldi comandata da Bersani e costituita da diversi distaccamenti: il 19 luglio Bersani muore e il comando passa a Giuseppe Prati. Al 30 agosto due sono le formazioni sul territorio compreso tra il torrente Riglio e lo Stirone: la 38ª brigata Garibaldi “Wladimiro Bersani” con Prati e la 62a “Luigi Evangelisti” con “Giovanni lo slavo”. Alla fine di settembre oltre un centinaio di sappisti operanti in pianura tra Piacenza e Cremona si trasferiscono nella 38ª brigata: nasce così la prima divisione garibaldina di Piacenza “W. Bersani” che benedice la sua bandiera il 12 novembre a Morfasso. Il comando è affidato a Prati e si compone di 4 brigate. Con il rastrellamento invernale il comando della divisione cessa di funzionale in gennaio 1945, pur mantenendo contatti con le brigate. Nella primavera, la divisione si ricostituisce con il nome di “Valdarda” con ancora Prati alla guida: ne fanno parte la 38esima brigata “A. Villa”, la 62a brigata “L. Evange-lis ti”, la 141a “A. Castagnetti”, la 142a “Romeo”, la 1a brigata di manovra Oltrepò “T. Vaccari”, la 2a brigata di manovra “E. Gallinari”, la “Inzani” e la “Ballerini”

Il corteo dai giardini Merluzzo

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ll raduno in piazza Cavalli

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