Presi a pugni dai maranza in centro. «Volevano fare male a qualcuno»

Due ventenni sono stati aggrediti da una banda di minorenni sabato notte, nei pressi di via Cittadella. «Erano organizzati, sapevano come colpire»

Elisa Malacalza
Elisa Malacalza
April 29, 2025|39 giorni fa
La zona in cui è avvenuto l'episodio sabato verso l'1.30 © Libertà/Malacalza
La zona in cui è avvenuto l'episodio sabato verso l'1.30 © Libertà/Malacalza
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«Sono gruppi organizzati. Ne sono certo. E sa perché fanno così paura? Perché non hanno uno scopo. Solo quello di veder soffrire il primo che gli passa davanti».
S. ha 26 anni e vive a Piacenza da quando è nato. All’1.30 di sabato notte (la notte tra sabato e domenica) stava rientrando a casa dopo una serata tranquilla con gli amici. Ha pensato di allungare il tragitto per fare due chiacchiere con uno di loro e accompagnarlo verso casa, in via Borghetto: ma è stato all’incrocio con via Cittadella che si è trovato in mezzo a una banda di minorenni da poco usciti da un locale. Sono iniziati così i due minuti di inferno, tra questi che sembravano “street dogs” usciti da un film.
Ieri S. è tornato dal medico e dal dentista, perché il volto ancora gli fa male. Ha preso pugni in faccia, e non solo. «Dal modo di parlare e di fare, dall’aspetto, non avevano 18 anni, sono sicuro... Mi ha stupito come in un attimo abbiano agito senza quasi parlare, scambiandosi dei gesti, che solo loro potevano capire. Una specie di linguaggio, una controcultura. Della violenza, purtroppo», spiega.
Rapina? «No. Non volevano nulla. Né soldi, né telefonini. Nulla. Questo mi inquieta ancora di più. Volevano davvero solo farci male. Poteva capitare a chiunque, davvero. Noi eravamo solo due che passavano in quel momento nel posto sbagliato. E sinceramente ho capito solo ora che quello è un posto sbagliato. Per me, prima di sabato, era solo una via del centro storico vicina a casa».
È andata così: il branco ha approfittato dell’unico momento in cui S. si è allontanato dall’amico di qualche metro per buttare via un pacchetto di sigarette, dirigendosi verso il cestino. A quel punto si è trovato faccia a faccia con due ragazzini; l’amico è stato avvicinato da altri due, stesso sguardo. Intorno, altri stavano a guardare, a fissare: in tutto S. ha contato una dozzina di persone.
«Uno dei due che si sono avvicinati a me ha detto solo “C’è qualche problema?”. Io non ho neppure fatto in tempo a rispondere, l’altro ha iniziato a sputare contro di me. E subito mi è arrivato un pugno in faccia, dal basso verso la mascella. Questi sanno dove colpire e come farlo. Io sono rimasto fermo, immobile. Altrimenti, ne sono certo, gli altri intorno mi sarebbero saltati addosso. La stessa cosa, identica, è capitata al mio amico».
Sono stati velocissimi. Una furia durata pochi attimi: «Poi se ne sono andati, spavaldi, senza alcun timore. Camminavano lentamente verso il centro, verso piazza Cavalli. Come se non fosse successo nulla».

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