"Il guardrail di Anas". La famiglia di Alfio dopo 13 anni lo sa

In tribunale gli esiti della perizia sullo svincolo della Statale 45, a Cassolo, dove precipitò per venticinque metri nel 2012 il diciannovenne Mussi

Elisa Malacalza
Elisa Malacalza
April 20, 2025|61 giorni fa
Il recupero dell'auto su cui viaggiavano nel 2012 Angelo e Alfio Mussi
Il recupero dell'auto su cui viaggiavano nel 2012 Angelo e Alfio Mussi
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Il 7 giugno saranno tredici anni. Tredici anni senza Alfio Mussi, che si era da poco diplomato a Castelsangiovanni e aveva tanti sogni. Morti con lui.
Ci sono voluti tredici anni, per capire di chi fosse il guardrail che non ha impedito all’auto di suo papà - erano insieme, quel giorno, tornavano da una gita in Valdaveto - di precipitare per venticinque metri lungo la Statale 45, tra Bobbio e Coli. Ma ora, finalmente, si sa: ai giudici e agli avvocati, nei giorni scorsi, sono stati comunicati gli esiti della perizia sullo svincolo a Cassolo redatta dal consulente tecnico d’ufficio incaricato dal tribunale, l’architetto Boccuni. La competenza è di Anas, era la sua la proprietà, come dimostrato dagli espropri fatti a suo tempo per la realizzazione del ponte, è stato detto in via del Consiglio.
Salvo controperizie o colpi di scena, sarà una Pasqua, questa, che porta almeno una doverosa risposta alla famiglia Mussi, che da quel 7 giugno 2012 non è più tornata indietro, senza il figlio che era la loro luce e ragione di vita.
Quando i soccorritori trovarono sotto shock papà Angelo gravemente ferito alla testa tra i rottami della Audi A3 continuava a urlare una sola parola: Alfio. Cercava disperatamente di tirarlo fuori dall’abitacolo, gli chiedeva di resistere: invece sarebbe morto poco dopo. Padre e figlio, quel giorno, erano andati insieme in Valdaveto, a Rezzoaglio, per cercare i funghi: una gita insieme, che nessuno avrebbe mai neppure potuto immaginare fosse crudelmente l’ultima.
Mussi, muratore di Pieve Porto Morone, quando uscì dall’ospedale pensò inizialmente che la responsabilità di quel tratto di strada fosse del Comune di Bobbio, il quale chiamò invece in causa Anas, la quale a sua volta in tribunale tirò fuori l’atto di concessione al Comune di Coli, nel 1983. Coli a sua volta ha sempre detto di non c’entrare nulla, tra i rinvii, le udienze, le discussioni. Fino a mercoledì, quando è stato detto che la competenza era di Anas, al di là della responsabilità strettamente legata all’incidente, da chiarire, visto che una sentenza - che possa aprire le porte anche al risarcimento richiesto - non c’è ancora.
Nel 2022, si era arrivati a una prima sentenza, che aveva identificato in Coli il possibile referente per il tratto di strada: ma il Comune si era subito opposto, sottolineando come il tratto di strada dello svincolo del 1983, al chilometro 102, non fosse quello dell’incidente. Il Comune ha avuto ragione.
Il caso ricorda quello di un automobilista che finì in un dirupo tra Marsaglia e Cerignale e restò per ore al gelo. Salvo per miracolo, sottolineò come le barriere fossero deteriorate (fu riscontrato anche dai Carabinieri nei verbale), ma l’accusa si concluse con un nulla di fatto. Almeno però in quel tratto, di Anas, le barriere sono state sistemate. A Cassolo è in corso da mesi un cantiere di messa in sicurezza del ponte: eppure, da almeno dieci giorni - da prima dell’ondata di maltempo - il cantiere è completamente fermo e non è stata fornita una spiegazione.
Angelo Mussi è rappresentato dall’avvocata Alessandra Salvadè. Il Comune di Coli dall’avvocato Antonino Cella. Il Comune di Bobbio dagli avvocati Maria Cristina Capra e Filippo Ertola.

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