«Sicurezza, non silenzio»: Piacenza in piazza contro il lavoro che uccide

Nel 2024 a Piacenza 4.500 infortuni, 8 morti sul lavoro e un +38% di malattie professionali: la sicurezza diventa parola d’ordine nel corteo del Primo Maggio

Marcello Tassi
Marcello Tassi
May 1, 2025|37 giorni fa
I rappresentanti della Provincia, del Comune, dei sindacati e di Anmil scesi in piazza
I rappresentanti della Provincia, del Comune, dei sindacati e di Anmil scesi in piazza
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Oltre 4.500 denunce di infortuni, otto morti sul lavoro e un’impennata del 38% nelle malattie professionali rispetto all’anno precedente. A Piacenza, i numeri del 2024 raccontano una realtà drammatica, che stamattina si è trasformata nel cuore della protesta durante il corteo del Primo Maggio, da barriera Genova a piazza Cavalli. Ed è proprio lì, tra i due cavalli del Mochi, che i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno messo al centro della Festa del Lavoro ciò che troppo spesso resta ai margini: la sicurezza.
Al fianco dei rappresentanti sindacali erano presenti la presidente della Provincia, Monica Patelli, e l’assessore Christian Fiazza. Sul palco, parole cariche di denuncia e urgenza. A partire da Maurizio Manfredi, presidente di Anmil Piacenza, che ha puntato i riflettori sulle potenzialità della tecnologia: «C’è da sfruttare i benefici dell’intelligenza artificiale per ridurre i rischi di infortuni sul lavoro. Da venticinque anni in Italia muoiono tre persone al giorno: con questa nuova tecnologia speriamo di invertire la rotta. A Piacenza, le malattie professionali sono aumentate del 38% rispetto al 2023. Sono un killer silenzioso, con effetti che possono emergere anche dopo trent’anni».
Poi, la voce dei tre segretari provinciali. Ivo Bussacchini della Cgil ha parlato di una vera e propria emergenza culturale: «Parlare di sicurezza in questo Paese è complicato. Lo stesso Mattarella ci ha ricordato che troppo spesso c’è indifferenza. Credo manchi un’idea, una posizione politica chiara. Bisogna fare del lavoro sicuro una scelta di fondo. Otto morti a Piacenza nel 2024 sono una sconfitta della società. E i tre morti al giorno in Italia? Da vent’anni sono la media. Questo sistema mette il profitto davanti a tutto, anche alla vita. Bisogna agire su precarietà, bassi salari, formazione, controlli. È inaccettabile che un’impresa venga controllata e poi lasciata senza verifiche per sedici anni. Servono responsabilità chiare: non possiamo accettare che nei cantieri muoiano migranti invisibili e giovani tirocinanti».
Anche Francesco Bighi della Uil ha evidenziato i numeri allarmanti: «Nel 2023 si sono registrati 1.090 morti sul lavoro. Nel 1969 erano stati oltre 3mila. Certo, qualcosa è migliorato, ma non basta. Nel periodo 2019-2023, oltre settanta morti nella sola provincia di Piacenza: la media più alta in Emilia-Romagna. E aumentano anche le malattie professionali, spesso dirottate su aziende più piccole. Ci sono infortuni che lasciano disabilità permanenti: danni fisici, psicologici e morali che durano tutta la vita».
 «Crediamo - ha quindi concluso Michele Vaghini della Cisl - che questo sia un tema da affrontare con urgenza: non possiamo più permetterci di avere persone che escono di casa per lavorare senza sapere se faranno ritorno. È necessario fare di più in termini di informazione: la sicurezza sul lavoro deve diventare materia di studio ed entrare nelle scuole. In quinta superiore, in particolare, occorre promuovere maggiore sensibilità su questo tema. Non possiamo continuare a rimandare provvedimenti che sono ormai inderogabili».
Non solo dati e analisi. Sul palco hanno preso parola anche le rappresentanti delle lavoratrici che hanno parlato delle violenze di genere sui luoghi di lavoro, oltre a rappresentanti della comunità Lambda Arcigay di Piacenza, accanto al coordinamento Europe for Peace, che ha lanciato un appello contro il riarmo europeo.

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