Un piacentino su quattro che emigra ha meno di 40 anni

Sono oltre 4.100 i giovani tra i 18 e i 39 anni ad aver cambiato residenza, quasi 2mila hanno lasciato definitivamente il territorio. Le storie di alcuni di loro

Thomas Trenchi
April 18, 2025|50 giorni fa
Elia PIetra si è trasferito a Berlino per amore
Elia PIetra si è trasferito a Berlino per amore
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Un piacentino su quattro che si trasferisce fuori provincia o all’estero ha meno di quarant’anni. Lo dicono i dati Istat 2024: sono oltre 4.100 i giovani tra i 18 e i 39 anni ad aver cambiato residenza, quasi duemila dei quali hanno lasciato definitivamente il territorio. Non è solo un flusso demografico: è il racconto di un territorio che rischia di faticare a trattenere, come in altre realtà d’Italia, la sua parte più vitale e dinamica.
Il dato complessivo parla di 9.174 piacentini che nel 2024 hanno cambiato residenza, un numero in lieve aumento rispetto ai 9.163 del 2023, ma ben sopra gli 8.196 del 2014. A spostarsi, in maggioranza, sono persone che rimangono comunque legate alla provincia: 5.337 hanno traslocato in un altro comune piacentino, mentre 490 si sono mosse verso un’altra provincia emiliano-romagnola. Ma non mancano gli spostamenti più radicali: 2.464 persone hanno lasciato la regione, mentre 883 hanno scelto di trasferirsi all’estero. Anche il genere influenza le dinamiche di mobilità: gli uomini (51,9%) sono leggermente più propensi a spostarsi, soprattutto verso altre regioni (1.287) e oltre confine (452). Le donne (48,1%) risultano invece più presenti nei trasferimenti interni alla provincia (2.547 casi).
Pur rimanendo un territorio con una mobilità relativamente contenuta rispetto alla media regionale – in Emilia-Romagna nel 2024 si sono registrate 128.912 cancellazioni anagrafiche – Piacenza presenta una dinamica tutta sua. In termini proporzionali, si muove un piacentino su 31,2, contro uno su 35 in ambito regionale. Un dato che conferma come, nonostante la sua posizione geografica marginale, il territorio viva un flusso continuo di movimenti, in entrata e in uscita. Ma è proprio su questa mobilità, specie quella giovanile, che si concentrano le preoccupazioni del mondo sindacale e sociale. «Ci preoccupa in particolare l'esodo dei giovani – osserva Michele Vaghini, segretario generale Cisl Piacenza e Parma –. È vero che siamo un territorio di confine, e che ci si sposta anche per studio, ma una buona parte lo fa per motivi lavorativi. Serve una risposta forte».
Dietro i numeri ci sono storie, sogni e motivazioni diverse. Come quella di Corrado Adamo, 27 anni, oggi ingegnere meccanico a Norimberga: «In Italia per laurearti in azienda lavori gratis, chiedendo soldi ai tuoi. Io ho detto no». O quella di Matteo Messeri, 26, che ha scelto la Svizzera: «Ogni mattina vado in bici al lavoro, tra le montagne. A Piacenza sarei rimasto a casa dei miei ancora per anni». Samuel Signaroldi, appena ventenne, ha colto l’occasione al volo e ora vive in Canada: «Lavoro come lavapiatti, ma ogni giorno parlo inglese e imparo. La vita costa tanto, ma ne vale la pena». C’è anche Marco Bersani, 24 anni, oggi in Germania dopo l’università in Olanda: «Ho scelto l’estero per avere indipendenza economica, più stimoli e salari migliori. Mi manca la mia compagna e i miei cari, ma sogno un futuro in Italia, magari vicino a Piacenza». Ed ecco Elia Pietra, 27, che si è trasferito a Zurigo per amore: «La qualità della vita è alta, ma non è facile fare amicizia. Gli svizzeri sono chiusi, per fortuna la città è molto internazionale».
A Berlino, invece, un giovane piacentino ha provato a trasformare questa sensazione di smarrimento in un’idea. Marcello Lambri, 27 anni, ha fondato "Imin", un’app per aiutare chi si trasferisce all’estero a creare nuove connessioni. «Mi sono chiesto: come si fa a conoscere qualcuno quando arrivi in una città nuova?», racconta. «È nato tutto da lì. Io ero a Toronto, il mio socio negli Stati Uniti. Abbiamo investito quello che avevamo, imparato tutto da zero e lanciato il progetto». "Imin" è un social network che vuole riportare le persone offline: «Niente like, niente filtri. Solo "fare cose, vedere gente". La mia generazione è incredibilmente sola. Lo dicono i dati, ma lo senti anche addosso. Berlino mi ha dato tanto, ma all’inizio conoscevo cinque persone. Volevamo creare qualcosa che potesse aiutare chi vive la stessa esperienza».

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