“Crisi allarmante, a gennaio 420mila ore di cassa integrazione nel Piacentino”
Redazione Online
March 7, 2021|1566 giorni fa

Nel Piacentino, le ore di cassa integrazione attivate nel mese di gennaio 2021 sono state 420mila. Esattamente un anno fa, all’inizio del 2020, senza la pandemia, erano 15mila. È questo il segno della crisi economica da Covid che – a livello locale – continua a preoccupare i rappresentanti dei lavoratori. “È un dato pesante e allarmante, il contesto di oggi – commenta Gianluca Zilocchi, segretario provinciale della Cgil – ricorda le difficoltà economiche di dieci anni fa”.
Anche per questo, secondo i sindacati Cgil, Cisl e Uil, bisogna impegnarsi per “una nuova stagione di sviluppo per Piacenza”. E occorre farlo attraverso tre punti cardine: lavoro, investimenti e sanità. Le tre sigle hanno recapitato un documento condiviso alle istituzioni locali. Le questioni principali le riassume Zilocchi: “Chiediamo di decidere insieme tre o quattro investimenti strategici per il territorio, in maniera condivisa e precisa, nonché di concludere i progetti di rafforzamento della rete sociosanitaria, accelerare la realizzazione del nuovo ospedale e costituire un tavolo permanente sulla legalità per monitorare gli appalti e non solo”.
Piacenza, insomma, deve guardare al futuro – ne sono certi i sindacati – con la consapevolezza delle evoluzioni dettate dal Covid: in particolare la transizione ecologica e quella tecnologica. “Si deve fare un passo avanti nella diffusione della banda larga sull’Appennino – aggiunge Zilocchi – per attrarre nuovi investimenti. Attenzione poi agli aspetti sociosanitari – prosegue il referente della Cgil – in quanto è necessaria una profonda politica di aggiornamento del welfare territoriale, tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione e della centralità dell’assistenza domiciliare. Il potenziamento delle strutture per anziani è fondamentale”.
Michele Vaghini, segretario provinciale della Cisl, immagina lo sviluppo post-Covid di Piacenza non solo in termini di investimenti, ma anche di qualità della vita: “Con la chiusura delle scuole e lo stravolgimento della quotidianità famigliare in piena emergenza sanitaria – rileva il sindacalista – le donne hanno subito gravi ripercussioni, dal punto di vista occupazionale e non solo. Ecco perché i servizi cittadini devono essere rimodulati in loro supporto”. Secondo Vaghini, inoltre, “l’emergenza Covid creerà nuovi lavori e ne cancellerà vecchie professioni, essenziale è dunque il sostegno dell’università Cattolica nella lettura degli scenari futuri”. Il rappresentante provinciale della Uil Francesco Bighi evidenzia la necessità di “ricostituire occasioni di stabilità occupazionale per le donne e i giovani, le categorie più penalizzate dalla pandemia”.
Ecco altre richieste contenute nel documento: messa in sicurezza di tutti gli ambienti di lavoro, costituzione di un tavolo per lo sviluppo del territorio coordinato dalla Provincia attraverso l’adozione di criteri condivisi sugli investimenti e sulle opere da mettere in cantiere, potenziamento dei centri per l’impiego, investire ulteriormente sul settore primario, valorizzare i prodotti locali creando una certificazione di filiera, garantire il regolare svolgimento delle lezioni in presenza e in sicurezza in tutti gli istituti di ogni ordine e grado.