The Who raccontati dalla cantautrice Cristina Donà, ospite del Festival del Pensare Contemporaneo

Redazione Online
September 25, 2023|621 giorni fa
The Who raccontati dalla cantautrice Cristina Donà, ospite del Festival del Pensare Contemporaneo
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Oggi ospitiamo, con piacere, uno scritto della cantautrice Cristina Donà, raffinata protagonista musicale dell’apertura della prima edizione del Festival del Pensare contemporaneo di Piacenza, sul gruppo The Who, al quale è dedicata la mostra in corso fino al 5 novembre alla Galleria Biffi Arte
Confesso: uno dei motivi principali che mi ha spinto al concerto degli

Who all’Arena di Verona l’11 giugno del 2007, era vedere la faccia di

mio marito Davide, loro grande fan sin dall’adolescenza, nel momento

in cui se li sarebbe trovati davanti. Quando apparirono sul palco, il

commento, dopo un’apnea prolungata, fu “ma allora esistono

davvero”. Certo, ne mancavano due del gruppo originale, ma vedere

Pete e Roger a pochi metri di distanza era sufficiente per provarne

finalmente l’esistenza.

Fu un concerto epocale che mi piace ricordare e raccontare quando si

parla di live e di artisti ancora in grado di stupire.

Come molti sanno, il meteo fu decisamente poco generoso quella sera

ma se non fosse stato per la pioggia incessante, l’umidità e le

condizioni atmosferiche disastrose, probabilmente non avremmo

assistito ad un capovolgimento dei ruoli traDaltrey
e Pete.

La fortuna di avere un grande fan degli Who in casa mi ha permesso

negli anni di assorbire, anche indirettamente, molte sfumature del

lavoro diTownshend
. Ho ascoltato i dischi e, ammirata, i provini

impeccabili pubblicati su
“Scoop”
. Arrangiamenti già definiti e precisi e

sopra quella voce capace di dire tanto, sicuramente molto di quello

che c’era bisogno di dire, apparentemente senza bisogno di altro o di

altri.
L’ Arena
(sopra un momento del concerto in uno scatto del fotografo Filippo de Orchi)
quella sera esplodeva di desiderio e dopo essersi visti quasi

portare via la possibilità di godere finalmente gli Who dal vivo dopo

quasi quarant’anni di attese, a causa dell’afonia di Daltrey, ecco che

Pete si presenta sul palco con un libro, il libro dei testi, dei testi scritti

da lui, ma quasi sempre cantati da Roger. “Vi spiace se canto io?”

Noooo!!! gli urla l’Arena. Da quella quarta fila in platea, dopo anni ad

apprezzare senza capire finalmente ho capito la sua grandezza, e

mentre Daltrey si limitava ad accompagnare il tempo con un cembalo,

Townshend rigurgitava energia a fiumi, cantando e suonando come

fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua. Il R’n’R può essere

solo questo. Cantava con una voce che sembrava rimasta esattamente

quella di un tempo.

Ma dopo quell’incredibile viaggio ce ne fu un altro che mi fece

scendere ancora più a fondo nella genialità di questo artista, di lui e

della sua band. Nel luglio del 2013 ebbi il privilegio di cimentarmi con

l’opera monumentale
“Tommy”
, grazie all’invito diMario Setti
,

direttore artistico dell’Estate Fiesolana
, assieme ai bravissimiThe

Waiting Room
che la risuonarono per intero.

In quel periodo incominciai anche a leggere l’ autobiografia di

Townshend
“Who I am”
. L’eroe martire bambino, il ragazzo genio del

flipper di Tommy viaggiava in contemporanea con la vita di Pete. Ogni

canzone assumeva un significato concreto, ogni nota pesava come oro,

ogni brano così diverso dagli altri, ma in sintonia col tutto, costruivano

un panorama che prima non avevo notato. Quella varietà musicale e

poetica mi lasciò a bocca aperta. Mi innamorai di quell’opera e

m’inchinai definitivamente all’assoluta genialità di chi la pensò e la

scrisse e al coraggio di affrontare molti temi sino ad allora ignorati in

musica, come la violenza sui bambini, sui ragazzi.

Apprezzai la duttilità vocale di Daltrey all’interno di una complessa

rete di stati d’animo, l’indomabile apporto diMoon
e la solidità

trasversale diEntwistle
. Cantare buona parte di Tommy è stato

difficilissimo e gratificante. Ne sono uscita in estasi come davanti ad

un messia che ti prende per mano e ti scava la sua croce in fronte per

liberarti.

Ma se qualcuno mi chiedesse di descrivere esattamente cosa ho

provato, potrei solo rispondere
I Can’t Explain”
.

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