Ausl, 38 richieste di cessazioni in due mesi. «Caso Michieletti spia di un disagio ampio»

Nelle uscite dall’azienda anche pensionamenti. Gianmaria Pighi (Uil Fpl): «Clima non facile, minori risorse e ritmi emergenziali»

Simona Segalini
Simona Segalini
May 14, 2025|23 giorni fa
Ausl, 38 richieste di cessazioni in due mesi. «Caso Michieletti spia di un disagio ampio»
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Che la sanità pubblica stia attraversando un momento cruciale e di sofferenza non è una novità, qui come altrove. Neppure l’Ausl di Piacenza si sottrae all’esodo di professionisti - medici, infermieri, Oss - a cui l’indizione di concorsi a ritmo serrato cerca di porre rimedio.
Tra marzo e aprile alla direzione dell’Ausl di Piacenza sono state presentate 38 richieste di dimissioni (compresi i pensionamenti), alcune delle quali con effetto già ora, altre invece che troveranno compimento nei prossimi mesi.
«Diversi dipendenti a tempo indeterminato. Presa d’atto delle richieste di recesso e risoluzione del rapporto di lavoro. Periodo: marzo - aprile 2025»: è quanto si legge sinteticamente in cima alla determinazione dirigenziale con cui l’azienda sanitaria piacentina ha pubblicato, quattro giorni fa, quella che a tanti appare come una voluminosa uscita di scena di suoi professionisti, ma non certo un caso isolato e a sè stante di questi tempi. Anzi, l’Ausl, interpellata, ha ribadito ieri che il numero di cessazioni registrato nel bimestre «è del tutto in linea con gli andamenti degli anni precedenti».
Le uscite hanno riguardato figure professionali diverse – tra cui medici, infermieri, psicologi, tecnici sanitari, fisioterapisti, ostetriche e assistenti sociali – e sono dovute a motivazioni eterogenee: pensionamenti, trasferimenti verso altre aziende sanitarie o dimissioni volontarie per ragioni personali o professionali.
I pensionamenti rappresentano meno della metà dei casi. Trentotto richieste di uscita dal lavoro formalizzate in due mesi, 60 giorni, debbono essere poste a confronto coi 3.929 lavoratori dell’azienda, finendo per apparire l’esito più verosimile in termini matematici di un fisiologico turn-over. Ma non tutti la pensano così.
«Nella sanità pubblica non esiste solo un nodo economico, legato agli stipendi - afferma Gianmaria Pighi (Uil Fpl Piacenza) - credo che esista anche un bisogno di andare a star meglio, un secondo nodo, legato ai ritmi lavorativi, la sensazione avvertita di un’emergenza continua».

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