«De-estinzione del metalupo? Solo scienza hollywoodiana»
Intervista a Telmo Pievani, filosofo ed evoluzionista, docente di Filosofia delle Scienze biologiche all'Università di Padova
Dea De Angelis
April 18, 2025|49 giorni fa

© Libertà/Dea De Angelis
Leggiamo in questi giorni su molte testate giornalistiche e persino in copertina del “Time”, una notizia che ci interroga: la de-estinzione del metalupo, un animale simile al lupo attuale vissuto migliaia e migliaia di anni fa. I laboratori di un’azienda statunitense (Colosal Biosciences) sono la sua nuova culla. L’ingegneria genetica è scienza moderna che pone sempre più spesso interrogativi di bioetica. Realmente Sapiens, l’uomo, è capace di ridisegnare il codice genetico di viventi che la storia evolutiva sulla Terra ha fatto estinguere? Davvero Sapiens sa de-estinguere organismi che i paleontologi studiano come fossili, pietre che raccontano la storia evolutiva? Davvero attraverso l’ingegneria genetica si può ricostruire la doppia elica di DNA e realizzare una presunta “resurrezione biologica” a partire da alcuni fossili eccezionali che conservano organi interni dei viventi?
In questa rubrica dedicata anche agli animali in via di estinzione, alcuni nodi li scioglie per noi Telmo Pievani, filosofo ed evoluzionista, docente di Filosofia delle Scienze biologiche all’Università di Padova, visiting scientist all’American Museum of Natural History di New York, divulgatore tra i più seguiti, noto al grande pubblico per i suoi articoli sul Corriere della Sera.
In questa rubrica dedicata anche agli animali in via di estinzione, alcuni nodi li scioglie per noi Telmo Pievani, filosofo ed evoluzionista, docente di Filosofia delle Scienze biologiche all’Università di Padova, visiting scientist all’American Museum of Natural History di New York, divulgatore tra i più seguiti, noto al grande pubblico per i suoi articoli sul Corriere della Sera.

Telmo Pievani, la notizia della de-estinzione del metalupo, animale scomparso dalla Terra più di 10.000 anni fa, ha avuto una eco mediatica importante. L’azienda statunitense Colosal Biosciences, quale interesse può aver avuto nell’investire tante risorse in un progetto di ingegneria genetica così ambizioso?
«Il contenuto scientifico di questa notizia è del tutto marginale. Non è stata de-estinta né resuscitata alcuna specie. Si tratta di scienza hollywoodiana basata principalmente sulla propaganda, sugli annunci sensazionalistici e sulla ricerca spasmodica di fondi. Naturalmente la strategia funziona, visto che l’azienda in questione sta raccogliendo milioni e milioni di dollari. Un po’ come le favole di Neuralink e del pianeta B, tutte invenzioni di questa cricca di tecnofeudatari trilionari che stanno governando il mondo e la comunicazione. Sul piano tecnico, è successo semplicemente che sono nati cuccioli geneticamente modificati su alcuni tratti del loro DNA in modo da farli assomigliare un po’ all’enocione pleistocenico. Niente di che, l’editing genetico si può usare per scopi ben più intelligenti e utili per l’umanità e per l’ambiente».
Il metalupo, reso celebre dalla serie “Il Trono di Spade”, viene anche definito “Dire wolf”, tradotto “Lupo terribile”. Fosse anche un’oggettiva “resurrezione biologica” dell’animale (tre sono i cuccioli nati: Romolo, Remo e la femmina Khaalsi) e le chiediamo se lo sia, in quale ambiente attuale lo potremmo liberare?
«Non c’è stata alcuna resurrezione. Quei cuccioli sono soltanto ibridi geneticamente modificati, è un gioco, da spendere sui social. Non esiste alcun ambiente in cui potremmo liberarli perché il Pleistocene è finito dodici millenni fa e non tornerà più. Negli ambienti freddi dove un tempo vivevano gli enocioni adesso per sei mesi all’anno si sfiorano i 30 gradi. Non c’è alcuna possibilità che questi ibridi di enocioni o quelli di mammut che stanno progettando possano ripristinare gli ecosistemi del passato, è una giustificazione priva di qualsiasi validità scientifica. Inoltre, queste povere bestie, che diventeranno fenomeni da baraccone per parchi pleistocenici da ricchi, incontreranno un ambiente zeppo di agenti patogeni che nella loro epoca non c’erano».
«Non c’è stata alcuna resurrezione. Quei cuccioli sono soltanto ibridi geneticamente modificati, è un gioco, da spendere sui social. Non esiste alcun ambiente in cui potremmo liberarli perché il Pleistocene è finito dodici millenni fa e non tornerà più. Negli ambienti freddi dove un tempo vivevano gli enocioni adesso per sei mesi all’anno si sfiorano i 30 gradi. Non c’è alcuna possibilità che questi ibridi di enocioni o quelli di mammut che stanno progettando possano ripristinare gli ecosistemi del passato, è una giustificazione priva di qualsiasi validità scientifica. Inoltre, queste povere bestie, che diventeranno fenomeni da baraccone per parchi pleistocenici da ricchi, incontreranno un ambiente zeppo di agenti patogeni che nella loro epoca non c’erano».

Considerato che le specie viventi sono selezionate da una co-evoluzione vivente-ambiente e che il metalupo o “lupo terribile” viveva durante l’era glaciale mentre oggi la Terra è persino surriscaldata a causa dell’effetto serra, perché eventualmente non de-estinguere le felci arboree?
«La IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) si è già espressa chiaramente: la de-estinzione non è una strategia sensata per contrastare l’estinzione della biodiversità. Anzi, aggiungo io, è un modo per distrarre l’attenzione da ciò che dovremmo fare realmente: smettere di deforestare, di diffondere specie invasive, di consumare suolo, di inquinare, di praticare caccia e pesca indiscriminate. Nemmeno le felci arboree da sole potrebbero ricreare un ecosistema del passato, perché gli habitat sono sistemi reticolari ad altissima complessità. Non si torna indietro nell’evoluzione. Si va avanti. Con i soldi che si stanno buttando nella de-estinzione potremmo salvare decine di specie non ancora estinte ma in via di estinzione a causa dell’ingordigia umana e della devastazione degli ecosistemi tropicali ed equatoriali. Ma lì ci sono i paesi poveri del Global South, che non fanno più notizia. I tecno-miliardari oggi di moda investono risorse enormi in queste linee di ricerca cinematografiche, pagano poche tasse e poi fanno tagliare i fondi umanitari di solidarietà su HIV, diritti delle donne, malaria, cooperazione internazionale. Ma possibile che tutto ciò non produca un moto di indignazione in molti di noi occidentali?».
«La IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) si è già espressa chiaramente: la de-estinzione non è una strategia sensata per contrastare l’estinzione della biodiversità. Anzi, aggiungo io, è un modo per distrarre l’attenzione da ciò che dovremmo fare realmente: smettere di deforestare, di diffondere specie invasive, di consumare suolo, di inquinare, di praticare caccia e pesca indiscriminate. Nemmeno le felci arboree da sole potrebbero ricreare un ecosistema del passato, perché gli habitat sono sistemi reticolari ad altissima complessità. Non si torna indietro nell’evoluzione. Si va avanti. Con i soldi che si stanno buttando nella de-estinzione potremmo salvare decine di specie non ancora estinte ma in via di estinzione a causa dell’ingordigia umana e della devastazione degli ecosistemi tropicali ed equatoriali. Ma lì ci sono i paesi poveri del Global South, che non fanno più notizia. I tecno-miliardari oggi di moda investono risorse enormi in queste linee di ricerca cinematografiche, pagano poche tasse e poi fanno tagliare i fondi umanitari di solidarietà su HIV, diritti delle donne, malaria, cooperazione internazionale. Ma possibile che tutto ciò non produca un moto di indignazione in molti di noi occidentali?».
Pievani un’ultima curiosità. E‘ uscito il primo aprile il suo ultimo libro “Dove comincia l’uomo”, scritto con Giuseppe Remuzzi, e pubblicato da Solferino. L’uomo quando ancora viveva il metalupo, 15.000 anni fa, quale tipo di vita conduceva? Immaginiamo non fosse ancora una delle cause principali della minaccia alla biodiversità, è così?
«In realtà lo era già: 15000 anni fa i gruppi di cacciatori e raccoglitori della specie Homo sedicente sapiens avevano già stravolto il paesaggio australiano e portato all’estinzione decine di mammiferi marsupiali di grossa taglia. Poco dopo (fra 14000 e 12000 anni fa) faranno lo stesso nelle Americhe. Ancora qualche millennio (8000 anni fa) e impareranno a domesticare piante e animali, riducendo drasticamente la biodiversità. Non siamo mai stati sostenibili. Siamo una specie prepotente e invasiva, oggi come non mai. Poi ci laviamo la coscienza fingendo di resuscitare creature del passato».
«In realtà lo era già: 15000 anni fa i gruppi di cacciatori e raccoglitori della specie Homo sedicente sapiens avevano già stravolto il paesaggio australiano e portato all’estinzione decine di mammiferi marsupiali di grossa taglia. Poco dopo (fra 14000 e 12000 anni fa) faranno lo stesso nelle Americhe. Ancora qualche millennio (8000 anni fa) e impareranno a domesticare piante e animali, riducendo drasticamente la biodiversità. Non siamo mai stati sostenibili. Siamo una specie prepotente e invasiva, oggi come non mai. Poi ci laviamo la coscienza fingendo di resuscitare creature del passato».