«Ma chi dice che a Piacenza non succede mai nulla? Città in fermento»

Nella trasmissione Nel Mirino di Telelibertà confronto sulle proposte culturali garantite in città. I suggerimenti: «Servono più coraggio e visione, idee condivise e investimenti mirati

Matteo Prati
May 3, 2025|34 giorni fa
Nicola Curtarelli, Eleonora Bagarotti, Nicoletta Bracchi, Giovanni Guida e  Riccardo Covelli alla trasmissione "Nel Mirino"
Nicola Curtarelli, Eleonora Bagarotti, Nicoletta Bracchi, Giovanni Guida e Riccardo Covelli alla trasmissione "Nel Mirino"
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C’è chi ancora ripete, quasi per riflesso automatico, che «a Piacenza non succede mai nulla». Basta guardarsi attorno, o meglio, partecipare, per capire che la realtà è tutt’altra: Piacenza è viva, curiosa, in continuo fermento. Lo dimostrano i tanti appuntamenti culturali, i festival, le rassegne, i progetti musicali e teatrali che animano la città in ogni stagione. Nel salotto di «Nel mirino», programma andato in onda su Telelibertà, si è acceso il confronto tra alcune autorevoli della scena culturale piacentina. A guidare il dibattito, la giornalista Nicoletta Bracchi, che ha stimolato riflessioni e dialoghi con domande puntuali.
Tra gli ospiti Eleonora Bagarotti, responsabile di Cultura e Spettacoli per il quotidiano Libertà, che ha sottolineato come Piacenza sia «una città che offre molto, forse troppo sottovoce. È necessario raccontarla meglio, con più coraggio e visione».
Al tavolo anche Riccardo Covelli, ideatore e organizzatore del Bleech Festival (80 volontari; 13mila presenze nell'edizione 2024), ha rilanciato l'importanza di fare rete: «Servono connessioni, contaminazioni. La forza di una città non sta solo nei grandi eventi, ma nella costanza e nel dialogo tra chi fa cultura tutti i giorni».
Una visione condivisa anche da Nicola Curtarelli, presidente dell'Arci Piacenza e organizzatore di numerose iniziative sul territorio: «Il nostro compito è dare loro spazio e fiducia, sostenendo i linguaggi nuovi e le espressioni giovanili». Un tassello fondamentale è quello rappresentato dalle università. Lo ha evidenziato Giovanni Guida, segretario del Tavolo universitario di Piacenza: «Essere una città universitaria significa offrire ai giovani un ambiente vivo e stimolante: con il Patto appena firmato vogliamo costruire una Piacenza più accogliente e capace di dialogare davvero con le nuove generazioni, anche attraverso strumenti e linguaggi digitali».
Il passo avanti ora è fare sistema, raccontarsi meglio e coinvolgere di più. «Fino a una decina d’anni fa Piacenza rischiava di apparire come una città che "se la raccontava e se la suonava" da sola – spiega Bagarotti – oggi non è più così. C'è stato un vero rinnovamento. L’offerta culturale si è ampliata e diversificata: si parla di grandi temi internazionali, si ospitano autori di rilievo, si intrecciano relazioni proficue con altre città. Non siamo più un circuito chiuso. Oggi Piacenza dialoga, accoglie, si apre al confronto». Bagarotti mette l’accento su un aspetto tutt’altro che scontato: l’inclusività. «Associazioni e circoli hanno imparato a essere inclusivi sul serio. Non si tratta solo di slogan: ci sono realtà che coinvolgono attivamente persone con disabilità, anche nel lavoro organizzativo degli eventi».
Riccardo Covelli osserva come il panorama culturale giovanile sia cambiato radicalmente dopo il Covid: «Dopo la pandemia i giovani hanno ricominciato a uscire e a creare nuovi spazi culturali, ma serve un cambio di passo: investimenti mirati, idee condivise e luoghi adatti a eventi che sappiano superare il «vecchio» modello della fruizione frontale.
L’identità culturale oggi nasce dal coinvolgimento e dalla capacità di costruire esperienze autentiche, non solo dalla presenza di grandi nomi». Dal fronte Arci, a prendere parola è Nicola Curtarelli: «Solo lo scorso anno – racconta – Arci ha registrato quasi 10mila utenze. Abbiamo 28 circoli e associazioni attive, ad esempio il Rathaus o il Belleri. I giovani ci sono, eccome. Stiamo rilanciando anche il festival Tendenze». E in un ecosistema culturale in fermento, serve metodo: «Piacenza è una città pazzesca, ma serve più comunicazione, più scambio. E un dialogo reale con i media: non come vetrina, ma come partner». Sostenibilità, parola chiave: «Oggi i festival non possono più permettersi grandi strutture fisse. Funzionano gli eventi diffusi, quelli in cui la gente si muove, vive gli spazi».

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