Una studentessa piacentina dietro la campagna contro il revenge porn

Gaia Parmigiani ha creato una campagna contro il revenge porn, usando volantini con QR code provocatori per sensibilizzare sul fatto che chi guarda è complice

Marcello Tassi
Marcello Tassi
April 10, 2025|57 giorni fa
Uno dei volantini affissi per le strade di Roma
Uno dei volantini affissi per le strade di Roma
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"Guardate Francesca quanto è stata brava l'altra notte!". “Ora tutti vedranno i tuoi video!".  
Un volantino con un QR Code da inquadrare e frasi provocatorie in grado di catturare l’attenzione: così ha avuto inizio il progetto ideato da Gaia Parmigiani, 21 anni, piacentina ed ex studentessa del Liceo Respighi, ora allo IED di Roma (Istituto europeo di design). Quello che era un tema d’esame, insieme ad alcune compagne (Clara Vella, Pamela Marcelli, Martina Martucci e Carlotta Ardu), si è trasformato in una vera e propria campagna di sensibilizzazione intitolata “Se guardi sei complice”. 
«Siamo partite – spiega Gaia - dall’esperienza diretta di una di noi, vittima di revenge porn. Grazie a un nostro professore, abbiamo potuto sviluppare un progetto d’esame su un tema sociale che ci stava a cuore, in questo caso proprio il revenge porn. Ci siamo recate nelle zone universitarie di Roma, affiggendo volantini con QR code e scritte provocatorie che invitavano le persone a scannerizzare, preannunciando la possibilità di vedere foto e video a sfondo sessuale non consensuali. Scannerizzando il codice, gli utenti si trovano di fronte a un video o un'immagine che li accusa direttamente: "Volevi vederla nuda senza il suo consenso? Condividere materiale pornografico senza il permesso dell'altro è un reato. E chi guarda non è uno spettatore innocente. Abbiamo osservato diverse reazioni da parte della gente: purtroppo, la maggior parte delle persone, tra cui anche molti giovani, è passata oltre, ha letto e non ha fatto nulla. Altri hanno scannerizzato. Pochi, e questo ci ha dispiaciuto, hanno strappato i fogli: erano solo donne e di una certa età. Ci aspettavamo meno indifferenza e ci immaginavamo che i QR code non rimanessero appesi così a lungo».
L’obiettivo del progetto è ribaltare la prospettiva: chi guarda non è solo spettatore, ma diventa parte attiva di una violenza digitale. Il progetto vuole mettere a nudo le responsabilità collettive legate al revenge porn, sottolineando che anche la semplice visualizzazione di questi contenuti è una forma di complicità
«Il revenge porn – prosegue Gaia – esiste perché qualcuno decide di guardarlo. Spesso si pensa che il reato lo commetta solo chi condivide il materiale, ma in realtà è complice anche chi lo fruisce e magari lo ricondivide a sua volta».
La campagna ha rapidamente raccolto vasto consenso: «Molte persone – rivela Gaia – ci stanno scrivendo per chiedere di poter condividere i nostri contenuti in altre città, come Milano, Verona, Palermo. Piacenza? Perché no, sarebbe bello che arrivasse anche lì. Abbiamo condiviso tutto il materiale e, quando avremo esaurito questo argomento, continueremo a parlare di tematiche di genere da un punto di vista femminista.» 
Un'iniziativa che scuote e fa riflettere, nata sui banchi di scuola e diventata un messaggio potente nel mondo reale. 

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