Con "Annibale deve morire!" il racconto di Ludovico Lalatta che è un inno alla libertà
Il 16 maggio (ore 17.30) la presentazione nell'aula magna del Seminario Vescovile di Piacenza con il docente universitario Paolo Storchi

Paola Romanini
May 13, 2025|24 giorni fa

Annibale nel ritratto scultoreo custodito al Quirinale
Per Luto, un ragazzino di un villaggio dei Galli Anari vicino al Trebbia, la speranza di liberarsi dei Romani è rappresentata da Annibale. Stravede nel generale e quando si sente deluso non esita a cercare la vendetta. La crescita, soprattutto emotiva di Luto, è il cuore di una suggestione letteraria firmata da Ludovico Lalatta, per più di 40 anni, giornalista di Libertà. Luto, suo fratello, la sua famiglia e tutto il villaggio, diventano l’emblema di una popolo che non si fa sedurre dalle promesse di strade e servizi che porteranno i conquistatori, ma vuole essere libero. Descrizioni di battaglia si alternano a quadretti familiari, all’eroismo dei singoli, alla storia di un ragazzo silenzioso, per molti “strano”, che diventa prezioso per il suo essere diversamente abile, alla fuga dalle case incendiate di profughi che bussano ai villaggi vicini e da questi sono accolti non senza sospetto. E’ storia di ieri riletta con gli occhi di oggi. Perché questo libro? Ve lo rivelo io: è nato come regalo per i nipoti, Antonio che ha 3 anni e Diana che ha 6 mesi. I nipoti per i nonni sono una ricarica di energia pazzesca. E così Lalatta (che ha compiuto 80 anni ma non ci crede nessuno. L’età è solo un dettaglio anagrafico...) ha inventato una storia ma cercando i riscontri storici. A dare volto ai suoi personaggi ci ha pensato la splendida matita di Renato Vermi e il volumetto contiene anche foto concesse dai Musei Civici di Palazzo Farnese. Una vetrina che trasforma il romanzo anche in un veicolo di promozione per Piacenza (non sfuggiranno ai lettori non solo il fegato etrusco con cui armeggia la nonna di Luto ma anche i riferimenti alla Pietra Parcellara e alla Perduca). “Annibale deve morire” sarà presentato il 16 maggio, alle 17 e 30, nell’aula magna del seminario vescovile di Piacenza. In dialogo con l’autore ci sarà il professor Paolo Storchi, docente universitario esperto dell’epoca narrata e studioso del fegato estrusco. Un archeologo talmente appassionato da investire diecimila euro vinti alla nota trasmissione televisiva “L’Eredità” in un suo progetto di ricerca:lo scavo di Tannetum, un centro di origine galliche tra Reggio Emilia e Parma. Modererà l’incontro Eleonona Bagarotti giornalista di libertà e reponsabile delle pagine di Cultura e Spettacoli del nostro quotidiano.

PIACENZA FRA STORIA E FICTION. QUEL VILLAGGIO SUL TREBBIA CHE ASPETTAVA IL LIBERATORE
Buongiorno generale su di lei sono stati scritti molti libri perché interviene solo oggi?
Perché quel titolo proprio non mi va giù. Annibale deve morire..ma che roba è? Converrà che lo avranno pensato e desiderato in tanti...Ma ho deciso io quando andarmene. Quando ho capito che non sarei stato più quel leone per la rovina di Roma che aveva profetizzato mio padre.
Generale, gli storici la descrivono tanto geniale quando disumano.. in questa storia lei ad un certo punto, risulta magnanimo..
Che fa spoilera? (E la parte più interessante per giunta!)
Perché quel titolo proprio non mi va giù. Annibale deve morire..ma che roba è? Converrà che lo avranno pensato e desiderato in tanti...Ma ho deciso io quando andarmene. Quando ho capito che non sarei stato più quel leone per la rovina di Roma che aveva profetizzato mio padre.
Generale, gli storici la descrivono tanto geniale quando disumano.. in questa storia lei ad un certo punto, risulta magnanimo..
Che fa spoilera? (E la parte più interessante per giunta!)
Dunque a parte il titolo non ce l’ha con l’autore...
Ma figuriamoci... io che ho preso a modelli di vita Alessandro Magno ed Ercole , io che sono considerato - a ragione - fra i più grandi strateghi militari della storia.. dovrei prendermela per un fantasioso canovaccio da teatro?
Ma figuriamoci... io che ho preso a modelli di vita Alessandro Magno ed Ercole , io che sono considerato - a ragione - fra i più grandi strateghi militari della storia.. dovrei prendermela per un fantasioso canovaccio da teatro?
Beh insomma fantasioso fino ad un certo punto. Non è forse vero che si travestiva?
Non sono stato il primo né l’ultimo a farlo. Provi anche lei: capirà meglio che ne pensano davvero di lei familiari, amici e colleghi...
Non sono stato il primo né l’ultimo a farlo. Provi anche lei: capirà meglio che ne pensano davvero di lei familiari, amici e colleghi...
E la discesa dalle Alpi con gli elefanti?
E daje, te pareva (non faccia caso allo slang: i Romani non me li spiccico di dosso), la storia degli elefanti mi perseguita. Si parla di me e si pensa ai pachidermi. Li sento i mocciosi quando passano in macchina con i genitori a Tuna di Gazzola e vedono quella statua: “Mamma guarda l’elefante!” “Sì, hai visto quando è grande?” Ma non siamo al circo che fu di Moira. Gli animali con cui attraversai le Alpi erano elefanti della foresta, più piccoli e docili di quelli della savana.
E daje, te pareva (non faccia caso allo slang: i Romani non me li spiccico di dosso), la storia degli elefanti mi perseguita. Si parla di me e si pensa ai pachidermi. Li sento i mocciosi quando passano in macchina con i genitori a Tuna di Gazzola e vedono quella statua: “Mamma guarda l’elefante!” “Sì, hai visto quando è grande?” Ma non siamo al circo che fu di Moira. Gli animali con cui attraversai le Alpi erano elefanti della foresta, più piccoli e docili di quelli della savana.
Non faccia il modesto perché è poco credibile. L’impresa fu titanica. Napoleone incaricò David perché lo rappresentasse al passaggio del Gran San Bernardo e così nel quadro lui giganteggia per sempre, lei non vorrebbe...
Si fermi subito con i paragoni. Mio padre mi fece giurare odio ai romani da bambino: nessun ritratto può essere più potente.
Si fermi subito con i paragoni. Mio padre mi fece giurare odio ai romani da bambino: nessun ritratto può essere più potente.
Colgo una punta di gelosia verso Napoleone?
Sta scherzando? Un corso arrampicatore sociale con origini di piccola nobiltà italiana? Ma lo sa che la mia famiglia, i Barca, hanno fondato Barcellona? Ma no che non lo sa.. come non lo sanno i tanti scoppiati che passano sulla rambla. Ma poi ha visto che fisico ho? Si vada a rileggere Tito Livio, uno che di storia ne sa, “Da nessuna fatica il corpo poteva essere piegato né l’animo vinto...Sempre di gran lunga primeggiava tra i cavalieri e i fanti: per primo scendeva in battaglia, per ultimo ne usciva a scontro finito”. Per sua informazione: parlava di me.
Sta scherzando? Un corso arrampicatore sociale con origini di piccola nobiltà italiana? Ma lo sa che la mia famiglia, i Barca, hanno fondato Barcellona? Ma no che non lo sa.. come non lo sanno i tanti scoppiati che passano sulla rambla. Ma poi ha visto che fisico ho? Si vada a rileggere Tito Livio, uno che di storia ne sa, “Da nessuna fatica il corpo poteva essere piegato né l’animo vinto...Sempre di gran lunga primeggiava tra i cavalieri e i fanti: per primo scendeva in battaglia, per ultimo ne usciva a scontro finito”. Per sua informazione: parlava di me.
Mi perdoni ma insisto con Napoleone perché sia lei che lui siete stati accolti come liberatori in Italia. Ma entrambi avete deluso le aspettative...
Su Napoleone chieda direttamente a Foscolo, dall’ode all’odio il passo fu breve e sofferto. Quanto a me, volevo accrescere il mio esercito, annusavo il malumore degli assediati, la voglia di riscatto e di vendetta ma anche la brama di saccheggio dei mercenari. Con me, e per me, combatteva gente di diverse tribù unite dall’odio per Roma. Erano Galli Boi, Anari, Insubri.. me li ricordo tutti per quel loro commovente entusiasmo. Doveva vedere come insistevano perché sferrassimo l’attacco finale (che mai era tale). Poverini: guardavano ai loro orticelli, al villaggio abbandonato. Ma che ne sapevano loro di grandi strategie? Io studiavo i romani, e cercavo alleati e tecniche nuove. Mi fregò Scipione sul mio stesso terreno: conoscenza dell’avversario e flessibilità nel cambiamento della tattica. Entrambi eravamo dotati di quelle che voi, oggi , chiamate soft skills.
Su Napoleone chieda direttamente a Foscolo, dall’ode all’odio il passo fu breve e sofferto. Quanto a me, volevo accrescere il mio esercito, annusavo il malumore degli assediati, la voglia di riscatto e di vendetta ma anche la brama di saccheggio dei mercenari. Con me, e per me, combatteva gente di diverse tribù unite dall’odio per Roma. Erano Galli Boi, Anari, Insubri.. me li ricordo tutti per quel loro commovente entusiasmo. Doveva vedere come insistevano perché sferrassimo l’attacco finale (che mai era tale). Poverini: guardavano ai loro orticelli, al villaggio abbandonato. Ma che ne sapevano loro di grandi strategie? Io studiavo i romani, e cercavo alleati e tecniche nuove. Mi fregò Scipione sul mio stesso terreno: conoscenza dell’avversario e flessibilità nel cambiamento della tattica. Entrambi eravamo dotati di quelle che voi, oggi , chiamate soft skills.

Che ne pensava e che pensa di questa terra padana?
Che ha un clima che fa schifo. Dicono bene i vecchi del villaggio dei Galli Anari di cui scrive quel Lalatta: quel cielo “così azzurro quando è azzurro”. Tradotto: lo vedevano quasi sempre grigio. Ma almeno ai miei tempi era solo nebbia...ora fate aerosol di veleni. Non vi invidio.
Che ha un clima che fa schifo. Dicono bene i vecchi del villaggio dei Galli Anari di cui scrive quel Lalatta: quel cielo “così azzurro quando è azzurro”. Tradotto: lo vedevano quasi sempre grigio. Ma almeno ai miei tempi era solo nebbia...ora fate aerosol di veleni. Non vi invidio.
In “Annibale deve morire” c’è un episodio che ricorda i giorni nostri: la fuga dalla terra natìa e l’accoglienza piena di dubbi ai forestieri.
La storia si ripete, anche in modo noioso sa? Io osservo e mi dico: ma è mai possibile che continuino a commettere gli stessi errori? Io, questo cammino di civiltà dell’uomo, francamente non lo vedo. Siete diventati più bravi con le parole ma fra il dire e il fare...
La storia si ripete, anche in modo noioso sa? Io osservo e mi dico: ma è mai possibile che continuino a commettere gli stessi errori? Io, questo cammino di civiltà dell’uomo, francamente non lo vedo. Siete diventati più bravi con le parole ma fra il dire e il fare...
Anche la guerra resta.
Carramba che non sorpresa! Mi stia a sentire: avevo conquistato il favore del popolo ma c’era chi faceva affari con i romani, c’erano i potenti ai quali il governo di Roma andava bene. Le guerre continueranno ad esserci perché gli interessi sono diversi e le do una notizia: la pace può essere scomoda. Si rilegga il racconto che ha in mano: Tivan non si esalta per la vittoria ma si interroga su quanti altri morti ci vorranno per conquistare la libertà.
Carramba che non sorpresa! Mi stia a sentire: avevo conquistato il favore del popolo ma c’era chi faceva affari con i romani, c’erano i potenti ai quali il governo di Roma andava bene. Le guerre continueranno ad esserci perché gli interessi sono diversi e le do una notizia: la pace può essere scomoda. Si rilegga il racconto che ha in mano: Tivan non si esalta per la vittoria ma si interroga su quanti altri morti ci vorranno per conquistare la libertà.
Vedo che lo ha letto bene...
Più o meno, la mia simpatia però non va a Tivan ma a Luto, ragazzino astuto, impulsivo, coraggioso ma così ingenuo... Mi ha divertito, erano secoli che non mi facevo una risata.
Più o meno, la mia simpatia però non va a Tivan ma a Luto, ragazzino astuto, impulsivo, coraggioso ma così ingenuo... Mi ha divertito, erano secoli che non mi facevo una risata.