La commedia che fa ridere: Finale a sorpresa
Redazione Online
September 9, 2022|1002 giorni fa

Mentre aspettiamo che arrivino in sala Il Leone d’oro e gli altri film premiati a Venezia 79, è arrivata su Sky una commedia che era in concorso lo scorso anno e che mi è rimasta negli occhi.
Si intuisce facilmente che da vera regina del dramma io mi avvicino sempre alla commedia con il mento in avanti come Patrizia di Gomorra sfidandola mentalmente “Dai adesso vediamo se mi fai ridere”. E invece “Finale a sorpresa”, firmata a quattro mani dai registi argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat, è un vero divertissement sul cinema e decisamente mi fa ridere.
Del resto Cohn e Duprat SANNO SCRIVERE, una cosa che ormai possiamo dire di quattro o cinque nomi sul pianeta (un altro di questi nomi è Martin McDonagh, il regista di “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” che ha appena portato a Venezia un film sorprendente come “The Banshees of Inisherin”) e lo sanno fare anche usando il registro drammatico, come avevano dimostrato ne “Il cittadino illustre”, un lavoro finissimo grazie al quale Oscar Martínez aveva portato a casa la Coppa Volpi nel 2016 (un riconoscimento prestigioso che crea un delizioso corto circuito in questo film).
Ma non divaghiamo: nel film, un anziano uomo d’affari miliardario alla ricerca di riconoscimento e prestigio sociale decide di produrre un film che lasci il segno: gli suggeriscono di ingaggiare la regista d’avanguardia Lola Cuevas (Penélope Cruz) e due attori di enorme talento, ma con un ego ancora più grande: la star di Hollywood Félix Rivero (Antonio Banderas) e Iván Torres, illustre interprete del teatro radical (Oscar Martínez comes back). Sono entrambi delle leggende, ma non si sopportano.
Si intuisce facilmente che da vera regina del dramma io mi avvicino sempre alla commedia con il mento in avanti come Patrizia di Gomorra sfidandola mentalmente “Dai adesso vediamo se mi fai ridere”. E invece “Finale a sorpresa”, firmata a quattro mani dai registi argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat, è un vero divertissement sul cinema e decisamente mi fa ridere.
Del resto Cohn e Duprat SANNO SCRIVERE, una cosa che ormai possiamo dire di quattro o cinque nomi sul pianeta (un altro di questi nomi è Martin McDonagh, il regista di “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” che ha appena portato a Venezia un film sorprendente come “The Banshees of Inisherin”) e lo sanno fare anche usando il registro drammatico, come avevano dimostrato ne “Il cittadino illustre”, un lavoro finissimo grazie al quale Oscar Martínez aveva portato a casa la Coppa Volpi nel 2016 (un riconoscimento prestigioso che crea un delizioso corto circuito in questo film).
Ma non divaghiamo: nel film, un anziano uomo d’affari miliardario alla ricerca di riconoscimento e prestigio sociale decide di produrre un film che lasci il segno: gli suggeriscono di ingaggiare la regista d’avanguardia Lola Cuevas (Penélope Cruz) e due attori di enorme talento, ma con un ego ancora più grande: la star di Hollywood Félix Rivero (Antonio Banderas) e Iván Torres, illustre interprete del teatro radical (Oscar Martínez comes back). Sono entrambi delle leggende, ma non si sopportano.
Attraverso una serie di sfide sempre più eccentriche lanciate da Lola, Felix e Iván devono confrontarsi non solo l’un l’altro, ma anche con il loro lascito artistico. Oltre alla sceneggiatura di ferro, qui ci sono tre grandi attori completamente a proprio agio ai quali, per una volta, si chiede di rincorrere e a gratificare il proprio narcisismo estetico e intellettuale.

