I penalisti in sciopero: «Sbagliato introdurre nuovi reati»

Aule di tribunale deserte a causa dell'astensione di tre giorni dell'attività giudiziaria proclamata dalle Camere penali

Paolo Marino
Paolo Marino
May 6, 2025|31 giorni fa
I penalisti in sciopero: «Sbagliato introdurre nuovi reati»
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Aule di tribunale deserte a causa dell'astensione di tre giorni dall'attività giudiziaria degli avvocati penalisti. La protesta è iniziata lunedì 5 maggio 2025 e proseguirà nei due giorni successivi (oggi e domani). La decisione è stata presa dall'Unione delle Camere penali italiane e avallata dalla sezione piacentina dell'associazione che riunione gli avvocati penalisti. Si tratta di un segno di protesta contro il cosiddetto «decreto sicurezza» del governo Meloni.
Nella delibera della Camera penale piacentina di parla di «politiche securitarie e carcerocentriche inutili ed inique che non incidono in alcun modo sul tenore di sicurezza della collettività». Misure che aggravano la situazione di sovraffollamento delle carceri italiane e dei suicidi dei detenuti. «Dal 2022 ad oggi sono oltre 270 le persone private della libertà personale che hanno deciso di togliersi la vita in carcere» ricorda la Camera penale piacentina.
Avvocato Stefano Moruzzi, presidente della Camera penale di Piacenza
Avvocato Stefano Moruzzi, presidente della Camera penale di Piacenza
«Le quattordici nuove fattispecie incriminatrici, l’inasprimento delle pene di altri nove reati e l’introduzione di aggravanti prive di fondamento razionale danno vita a un apparato normativo che non si concilia facilmente con i principi costituzionali di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità, » afferma l'avvocato Stefano Moruzzi, presidente della Camera penale di Piacenza. 
«Si introducono nuovi reati per sanzionare in modo sproporzionato condotte che sono spesso frutto di marginalità sociale e non di scelte di vita - prosegue Moruzzi -: basti pensare che la pena per l’occupazione abusiva di immobili coincide con quella prevista per l’omicidio colposo con violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Inoltre, incriminare la resistenza passiva nelle carceri e nei Centri di permanenza per i rimpatri, e dunque la resistenza non violenta e la semplice manifestazione del dissenso, produce effetti criminogeni, con il rischio concreto che lo stato di detenzione diventi il presupposto per l’irrogazione di nuove e ulteriori condanne».

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