Earth Day 2025: il potere di cambiare il pianeta

Michele Sofisti ha presentato il suo libro "Dalla luna ai rinoceronti. Storia di un geologo, di un manager e di un conservazionista" con Vincenzo Tabaglio

Leonardo Chiavarini
April 29, 2025|38 giorni fa
Da sinistra, Michele Sofisti e Vincenzo Tabaglio alla biblioteca Passerini Landi © Libertà/Leonardo Chiavarini
Da sinistra, Michele Sofisti e Vincenzo Tabaglio alla biblioteca Passerini Landi © Libertà/Leonardo Chiavarini
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Martedì 22 aprile ha rappresentato il 55esimo Earth day, ovvero la 55esima giornata mondiale della Terra e il titolo di questa edizione ha messo al centro una parola peculiare: "potere”. Lo slogan 2025 recita, infatti, "Il nostro potere, il nostro pianeta”. Proprio in linea con l'Earth day e con il suo più recente motto, in città, si è svolto anche l'evento patrocinato da AIBEmiliaRomagna. Nel Salone monumentale della Biblioteca Passerini Landi, Michele Sofisti ha presentato il suo libro "Dalla luna ai rinoceronti. Storia di un geologo, di un manager e di un conservazionista” (Mimesis), in dialogo con Vincenzo Tabaglio, docente di agronomia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, specializzato in sviluppo agroalimentare del terzo mondo.
Sintetizzare la carriera e gli interessi di Michele Sofisti non è semplice. Il titolo del suo libro autobiografico, però, può costituire un buon punto di partenza. Nato tra le montagne di Bormio, Sofisti cresce a Parma, dove si laurea in Scienze Geologiche. Poi, improvvisa come spesso sa essere la vita, per lui arriva l'occasione (colta al volo) di lavorare in Ferrari, reparto marketing. Da lì una carriera come manager, al vertice, nei grandi marchi del lusso: Omega, Swatch, Gucci; dei primi due brand, tra l'altro, ha ricoperto anche la carica di presidente per alcuni anni. E in tutto questo cosa c'entra il legame con la Terra? A rispondere è Sofisti stesso. «La mia storia è legata alla natura – afferma – sono nato immerso in essa, ho studiato geologia e ora, dopo anni di vita manageriale, mi sto battendo per proteggerla». In Michele, l'animo del manager convive con quello dell'ambientalista, anzi del conservazionista. Dopo essere stato membro del Council of advisors della National Geographic society a Washington, oggi Sofisti è partner di due realtà attente alla natura: NZATU e Spin.vc. La prima è attiva in Sudafrica e Zambia e si occupa di agricoltura rigenerativa e di preservazione dell'habitat della fauna selvatica: produrre cibo (dal caffè al miele, dal cacao ai cereali) senza fare danno all'ambiente. «È una delle sfide dei nostri tempi – ha sottolineato anche Vincenzo Tabaglio, in dialogo con Sofisti –. Abbiamo di fronte un'umanità sempre più prossima al picco dei 10 miliardi, occorre quindi assicurare alimenti per tutti, ma anche tutelare la Terra». NZATU, inoltre, fa sì che il profitto vada a vantaggio dei contadini. Questo uno dei concetti cardine espressi da Sofisti alla Passerini Landi. «Dobbiamo intervenire sulla catena del valore – ha spiegato – per remunerare chi il lavoro lo fa davvero e non solo chi ne vende i frutti. Basti pensare che, in molti casi, di una tavoletta di cioccolato da 1 euro soltanto 5 centesimi finiscono nelle tasche del contadino che coltiva la fava di cacao. Questo non è ammissibile». Una voce contro il capitalismo più spregiudicato, che non si leva dai confini del mondo, ma da un manager di spicco.
«Tutta l'economia dipende dalla natura – ha continuato Sofisti – eppure, ancora oggi, l'industria non cerca la sintonia con le risorse, ma solo il loro sfruttamento. Nonostante le belle parole che spesso sentiamo, nei fatti, come società siamo ancora legati al modello dell'efficienza aziendale e finiamo per trascurare una visione sistemica, sintonizzata con i problemi del pianeta». Qui entra in gioco anche il rinoceronte che compare nel titolo del libro. «È una specie a rischio, per la quale mi sono battuto – dice –. In maniera superficiale qualcuno potrebbe pensare che, in fondo, l'estinzione di un animale africano non avrebbe conseguenze per noi, ma ciò sarebbe, ovviamente, un grande errore: ogni specie è importante, proprio perché in natura tutto è interconnesso». Una convinzione che ha un carattere profondo, scientifico e filosofico. «L'uomo sfrutta la natura per trarne dei benefici temporanei – nota Sofisti –. È un'attitudine demente e colpevole, pari a quella di un figlio che si mettesse in testa di sfruttare la propria madre. Inoltre, certe dottrine religiose hanno posto l'uomo al centro dell'Universo e non già al suo interno, quale parte di esso. Così facendo, invece di unirle in una prospettiva olistica, l'umanità ha separato le scienze sociali da quelle naturali. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti – conclude – e di tempo per porvi riparo ne è rimasto poco».

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