Mettere ordine e ritrovare se stessi con un videogioco

Unpacking ci accompagna nelle "pulizie di primavera"

Francesco Toniolo
May 6, 2025|31 giorni fa
© Libertà/Francesco Tonioli
© Libertà/Francesco Tonioli
4 MIN DI LETTURA
Per molte persone, le “pulizie di primavera” rappresentano una di quelle attività simboliche che scandiscono il tempo nel corso dell’anno. Sono una sorta di rito di passaggio domestico in cui si svuotano gli armadi, si butta via ciò che non serve più e si mette ordine tra gli oggetti rimanenti. Magari seguendo la filosofia di Marie Kond, l’autrice giapponese che ha scritto diversi best seller sul potere del riordino, o magari muovendosi secondo una propria filosofia di pensiero. Con il diffondersi di Vinted e di analoghi siti di vendita online, molti oggetti vengono messi in vendita invece che buttati, incentivando ancor più queste operazioni di pulizia, visto che portano anche qualche soldino nelle tasche.
Per cui dentro l’apparentemente banale etichetta delle “pulizie di primavera” si nasconde un mondo di pratiche, stili di vita e - perché no - momenti in cui riflettere sulla vita stessa. Mettere ordine in un armadio, scegliere cosa tenere e cosa buttare, significa spesso fare ordine anche nella propria vita, facendo i conti con il passato a cui certi oggetti sono inevitabilmente legati. E se con le pulizie questa è una scelta, nel caso di un trasloco diventa quasi un obbligo, visto che è difficile portarsi dietro tutto quanto.
È proprio da qui che ha origine Unpacking, un videogioco pubblicato nel 2021 dallo studio Witch Beam. In Unpacking ci viene chiesto di sistemare gli oggetti presenti in diversi ambienti domestici, svuotando una serie di scatoloni. Bisogna trovare una collocazione ideale per ciascuno degli oggetti presenti. Un’azione semplice, rilassante, anche ripetitiva. In questa apparente semplicità risiede la narrazione portata avanti dal videogioco, che riesce a raccontare una vita intera senza bisogno di parole. La storia è quella di una giovane donna che si sposta da una casa all’altra, trasloco dopo trasloco, dall’infanzia all’età adulta. Quali oggetti del passato resteranno? Quali andranno ad aggiungersi? Quali verranno lasciati indietro? Tutto questo racconta molto sul vissuto di questa donna, anche solo guardando gli oggetti presenti nei suoi scatoloni. Sono tutti elementi parlanti, come il peluche dell’infanzia che ricompare a distanza di anni o la maglietta che è rimasta nascosta sul fondo di un cassetto.
In questo senso, Unpacking non è solo un videogioco sull’organizzazione, ma anche sul ricordo, sul cambiamento e sulla perdita. Tutti noi costruiamo il nostro essere anche in base a ciò che teniamo e ciò che ci lasciamo indietro. Non a caso, entrambe le attività possono svilupparsi in forme estreme, come gli accumulatori seriali che non riescono a buttare nemmeno l’incarto di una caramella, e questo loro attaccamento esasperato agli oggetti può essere la spia di un malessere più radicato.
Nella sua assenza di parole, Unpacking riesce a parlare di tutto questo. E se le pulizie di primavera sono un’occasione per dare nuova forma alla propria casa, questo gioco ci ricorda che ogni oggetto sistemato è anche un frammento di vissuto che torna a galla. Unpacking è un videogioco “lento”, meditativo, in cui non bisogna preoccuparsi di vincere o perdere. Fare ordine è un atto creativo: si decide cosa mostrare di sé, cosa custodire e cosa lasciarsi alle spalle, senza dover necessariamente pensare a tutto ciò in termini di sconfitta o vittoria.
CATARSI E SPORCIZIA NEI VIDEOGAME
Pulire è un gesto concreto, talvolta faticoso, che viene spesso dato per scontato. Eppure, se ci si ferma un momento a riflettere, ci si rende conto che esistono un gran numero di pratiche e di significati differenti, sotto alla “pulizia”. Dalla lavanda dei piedi di Gesù Cristo ai piatti che si accumulano nel tinello. Dai santi che pulivano le piaghe dei malati ai volontari che girano per le spiagge a raccogliere i rifiuti.
Anche nel contesto videoludico la pulizia può assumere significati molteplici, che vanno dal lavoro umile alla terapia, dalla catarsi alla gestione dello spazio. Sono esperienze talvolta bizzarre, talvolta meditative, talvolta liberatorie. Facciamo qualche esempio.
Partiamo con PowerWash Simulator del 2022, un titolo in cui si usa un’idropulitrice per lavare superfici incrostate di sporco. Questo gioco ha avuto un successo che è stato sorprendente, agli occhi di molti. Perché un gran numero di persone vorrebbe giocare con un videogioco del genere, quando ha a disposizione battaglie spaziali, guerre epiche e dintorni? Forse perché dà soddisfazione, come si legge in diverse recensioni degli utenti. Spruzzare acqua sulle superfici di pavimenti, muri, automobili e altro, vedendole tornare al loro splendore, dà un senso di grande soddisfazione. È una piccola vittoria sul caos della vita. Si riporta ordine all’interno di un microcosmo che è stato “corrotto” dalla sporcizia. Lo si capisce bene anche osservando il successo dei video sulla pulizia di antichi tappeti o sulla rimozione dei punti neri. Sono tutti figli della stessa piccola soddisfazione. PowerWash Simulator e altri videogiochi analoghi aggiungono a tutto ciò il fatto che siamo noi stessi a fare pulizia (senza fare fatica), non ci limitiamo a guardare qualcun altro che opera.
In altri casi, c’è una maggiore ibridazione con i più classici stilemi dei videogiochi, che vengono approcciati sotto una lente inedita. Pensiamo, per esempio, a tutte le invasioni di alieni, demoni e zombie che si sono viste nel medium. C’è sempre un eroe chiamato a respingere l’invasione, riempiendo i mostri di proiettili o facendoli a fette. E qui subentra lo spunto alla base del videogioco Viscera Cleanup Detail: una volta che l’invasione è conclusa e la minaccia è passata, chi pulisce? Abbiamo ambienti pieni di cadaveri, di budella e di schizzi di sangue sulle pareti. In questo videogioco controlliamo un addetto alle pulizie che deve ripulire tutto questo disastro. Gli eroi hanno concluso il loro compito, sono usciti di scena, lasciandosi dietro una scia di arti smembrati. Ora tocca a noi ripulire. È un videogioco divertente, paradossale, che tuttavia ci aiuta anche a ricordare una grande verità: dietro le quinte di ogni grande impresa c’è chi opera nell’ombra. Dopo che si è concluso il concerto di un celebre cantante, c’è una squadra che deve pulire tutto. Viscera Cleanup Detail fa la stessa cosa, solo che al posto dei bicchieri di birra ci sono le budella dei mostri.
C’è chi punta sul grottesco e sull’ironia, come visto, ma ci sono anche tanti simulatori puri come Garbage Truck Simulator, Street Cleaning Simulator, Lawn Mowing Simulator e moltissimi altri. Sono giochi che ci mettono nei panni di netturbini, operatori ecologici, addetti alla pulizia stradale o giardinieri (il lawn mowing è il tagliaerba). Alcuni di questi sono prodotti raffazzonati, ricordati principalmente perché sono talmente brutti da essere divertenti. Ma ci sono anche diversi esponenti della categoria che ripropongono certe attività con fedeltà maniacale.
E qui può sorgere un interrogativo: dove sta il divertimento? Sono azioni estremamente ripetitive e a volte manca anche quel senso liberatorio di pulizia presente in esperienze come PowerWash Simulator. Ma sta proprio qui l’interesse che alcuni hanno nei confronti di questi giochi. Sono esperienze rassicuranti, proprio per la loro estrema ripetitività. L’idea di svolgere un compito chiaro, ben definito e utile può essere un conforto, per chi sente che la quotidianità gli sta sfuggendo di mano. Magari si trova incastrato in un lavoro ingarbugliato, senza riferimenti chiari, sommerso da una burocrazia confusa e da richieste contraddittorie. Per una persona così, andare in giro a tagliare un prato o a raccogliere l’immondizia può diventare davvero una sorta di fantasia, anche più soddisfacente rispetto alla battaglia contro draghi, zombie o alieni.

Gli articoli più letti della settimana