Villa Verdi a Sant'Agata, ancora giù le recinzioni e giardino fitto di sterpaglie
Redazione Online
November 24, 2024|240 giorni fa

“Qui non si è visto nessuno. È tutto fermo da molto, molto tempo”: la signora abita a Sant’Agata in via Verdi, a un paio di civici dalla Villa del Maestro. La incrociamo appena prima di arrivare di fronte alla dimora abbandonata da due anni, e quello che ci ha anticipato è subito dimostrato da un’evidenza crudele.
Lo scorso agosto, un temporale degno di fare da sfondo a un “Rigoletto” aveva abbattuto grossi alberi e con loro le recinzioni. Metri di rete metallica e filo spinato che ieri erano ancora lì, coricati a terra. Da uno squarcio sembra di poter toccare la villa solo allungando la mano. Da un altro, sulla destra della proprietà, potrebbe comodamente entrare un autobus, come quelli dei turisti che qui non si vedono più.
Mentre scattiamo foto, passa qualche auto, clienti satolli della trattoria La Verdiana, e, quando arrivano proprio di fronte al cancello in ferro battuto, rallentano appena: un tocco ai freni, una pausa sullo spartito della domenica, un impercettibile inchino a quello che è stato.
Ora che gli eredi Carrara-Verdi, seppur in attesa del pronunciamento del Tar, di fatto non hanno più alcuna responsabilità sullo stato della dimora di Sant’Agata, ogni gesto di cura verso la Villa deve arrivare dal custode giudiziario chiamato a garantirne la conservazione. Probabilmente non prima di una sequenza di carte, bolli, timbri e firme, oltre all’assenso ai conti da pagare. Ma se un giardiniere è passato, deve essere stato tempo fa e per un intervento che è meno che maquillage: il parco sembra l’ombra di quanto il Maestro aveva disegnato immaginandosi una scenografia teatrale.
Si sa degli acquisti curati personalmente presso la ditta Burdin di Milano, era il 1868, e di un secondo acquisto rinforzato nel 1870, dopo che Mauro Corticelli, impresario in difficoltà diventato poi suo giardiniere, gli aveva riferito di tutte le piante rovinate da un clima acerrimo nemico delle rose Souvenir de la Malmaison, ma anche di azalee e allori portoghesi e persino dei coriacei corbezzoli, che non avevano resistito al clima torrido in estate e alle piogge incessanti e ancora al gelo della Bassa padana. Il clima, non il tempo che passa.
Ovunque arrivi lo sguardo oggi, incontra grosse fette di tronchi tagliati in tutta fretta e abbandonati a far muschi e funghi, rovi intricatissimi a edere e altri infestanti, fusti mozzati, rami fitti di foglie secche, marroni e accartocciati, rampicanti padroni che avvolgono le sedute in pietra.
E sì che il parco e la manutenzione spicciola della casa turbavano i sonni del compositore, che spessissimo scriveva a Corticelli per dire la sua su tutto. Un esempio: “Non voglio che si dia né olio né vernice ai rastrelli di ferro. È la terza volta che lo dico. Speravo che a quest’ora fossero già finite le griglie e le finestre. Ma è vero, purtroppo, che a te piace tutto quello che è inutile, che fa perder tempo, e spendere molti denari”.
Molti denari. A far due conti, il ministero della Cultura ha avviato le pratiche per l’esproprio agli eredi e stabilito la cifra di otto milioni di euro. La famiglia Carrara-Verdi ne aveva chiesti poco meno di tre volte tanto. Quanto costerà alle casse pubbliche riprendersi la Villa e sette ettari di parco dopo due anni di abbandono, spetterà al ministro comunicarlo.
Nel frattempo il tempo passa e dalla buca delle lettere della Villa spunta una comunicazione: avverte che, il 28 novembre, a Sant’Agata sarà tolta la corrente elettrica per effettuare lavori sulla rete. Ma nella Villa, ormai da due anni, non si accende nemmeno più una candela.
