Mia madre, mio figlio, la Vitti

Redazione Online
February 4, 2022|1298 giorni fa
Mia madre, mio figlio, la Vitti
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Il film è su YouTube e giuro si vede pure bene, ma anche su Prime, sentite che musiche, che dialoghi, che facce bellissime che fa lei, sono giorni che guardo pezzi dei suoi film, che mi ricordo tutto, che continuo a ridere.

E poi ovviamente Scola del 1970, quel capolavoro purissimo che è “Dramma della gelosia” (su Raiplay): il triangolo amoroso tra il muratore Oreste Nardi/Mastroianni, la fioraia Adelaide Ciaffrocchi e il pizzaiolo Nello Serafini/Giannini è un pezzo della nostra storia cinematografica: un dramma popolare appassionato, con dialoghi brillantissimi, che parla d’amore e, come sempre nelle pellicole italiane di quegli anni, di politica e di classi sociali. Nella cornice di una vicenda processuale i tre raccontano la loro storia a noi direttamente in camera rompendo la quarta parete e ripercorrendo gli avvenimenti tramite flashback: non c’è una scena che non sia iconica, la Ciafrocchi che finisce continuamente all’ospedale, le sue sedute con lo psicanalista, il luna park felliniano sulle macerie, il tentato matrimonio con il macellaio Amleto di Meo, la scenata al ristorante che inizia con “What a lovely day” e finisce con “il sangue fa il corso suo e non lo puoi fermaaaaa’” E voi, avete mai amato? Avete mai sofferto per amore? Preparatevi, perché è quello che vi chiederà Adelaide Ciaffrocchi.

Vedi questi film e pensi che dialoghi che scritture che nutrono gli attori, che attori che nutrono le scritture, le merendine di quando eravamo bambini non torneranno più e nemmeno questi sceneggiatori e questi attori (attrici il gender bla bla ci siamo capiti).
 
Ce ne sono tanti altri che abbiamo sempre in mente da “Polvere di stelle” con Sordi a “L’anatra all’arancia”, dove lei cerca ancora di lasciare qualcuno (in questo caso il marito Tognazzi) che la ingelosisce con una Barbara Bouchet che gira seminuda per tutto il film, a “Amore mio aiutami” ancora con Sordi. Sono film in cui tutti si mettono le mani addosso, la Vitti le prende praticamente sempre e qualche volta (ma poche percentualmente) le restituisce: nel finale di “Amore mio aiutami” (anche questo è completo su YouTube) Sordi la corca di mazzate (“E dillo ancora che lo ami!” “Sì che lo amo!” “Oddio ho tutto il sangue in bocca!”), e probabilmente è con questo film che si sono confusi gli infelici organi di informazione nazionali che per esprimere il loro cordoglio e ricordare una delle attrici più famose del mondo, omaggiata in Europa e oltre oceano, per la fretta hanno postato uno spezzone di un film della Melato con Giannini dove la suddetta Melato le prendeva con allegria. E’ triste, è surreale, è il tempo in cui viviamo.
 
E poi le foto, sono tutte favolose, è lo stesso sconcerto di quando è morta Jeanne Moreau, ne cerchi una e ne trovi altre dieci che sono anche meglio e non resta che arrendersi a questa favolosità del novecento.

Ma anche noi come tutte le famiglie infelici (e come i Buddenbrok) siamo infelici a modo nostro: il mio primogenito è un cinefilo perfetto, che disprezza gran parte del cinema contemporaneo e si spara maratone di cinematografie minori degli anni ‘70 dove mediamente il regista non è riuscito a finire il suo capolavoro visionario e si è impiccato con la pellicola. Il cinefilo perfetto ha rigorosamente visto tutto Antonioni, che è uno dei suoi registi culto ed è da anni perdutamente innamorato della Vitti.
 
Di quella Vitti lì, che è l’unica che lui conosce. Comunque adesso vi saluto, vado a cercare un dvd de “A mezzanotte va la ronda del piacere” (sì, la menano pure qui) per un rapida cura Ludovico.
 

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