Mauro Sagresti: «Dietro ogni trasloco, c’è una vita»
La storica azienda nata a Pianello sta per festeggiare i 70 anni: il titolare si è raccontato a "Lo Specchio di Piacenza"
Matteo Prati
May 14, 2025|21 giorni fa

Nella nuova puntata de “Lo Specchio di Piacenza,” il programma di approfondimento di Telelibertà ideato e condotto dalla giornalista Nicoletta Bracchi, spazio a una delle storie profondamente radicata nel tessuto produttivo piacentino. Ospite in studio, ieri sera 13 maggio, è stato Mauro Sagresti, titolare della storica azienda di traslochi che porta il suo cognome, attiva dal 1955 e prossima a celebrare i 70 anni di attività. Una realtà familiare che, attraverso tre generazioni, ha saputo evolversi restando fedele al proprio nome, simbolo di affidabilità, professionalità e passione in Italia e in Europa.
«Mio padre Bruno – ricorda Sagresti - è il capostipite, un uomo di visione con uno spirito moderno, quasi “milanese”, come si diceva allora. Basta guardarlo per sentirsi rassicurati. Festeggeremo i 70 anni con tutta la famiglia, a partire da mio figlio Davide, la terza generazione, che ha grande stima per il nonno. In un mondo globalizzato, mantenere il nostro nome sui camion per così tanti anni è motivo d’orgoglio. Il segreto? Lavorare con passione e qualità. I clienti ci seguono da generazioni, fin dai tempi del primo camion partito da Pecorara. Piacenza, grazie alla sua posizione strategica, ci ha permesso di crescere: dal 2009 operiamo a Borgonovo nella sede di 1500 mq».
Durante l’intervista, Mauro Sagresti ha offerto uno spaccato autentico e profondo del mestiere di traslocatore, lontano dagli stereotipi, rivelando quanto questo lavoro sia cambiato nel tempo, sia sul piano pratico che umano. Negli ultimi anni l’azienda ha ampliato i servizi puntando su custodia mobili, self-storage e archiviazione documentale, in risposta alla crescente domanda legata a ristrutturazioni e traslochi temporanei.
«Oggi il trasloco non è più solo spostare oggetti – spiega Mauro Sagresti – le case sono cambiate: volumi, materiali e strutture richiedono soluzioni sempre più complesse». Il titolare della storica azienda piacentina entra poi nel merito di un aspetto spesso sottovalutato: la dimensione emotiva del trasloco. «La gente si rende conto solo in quel momento di quante cose inutili ha in casa. Ma separarsene non è facile. Ci sono oggetti che rappresentano pezzi di vita. Io consiglio sempre di avere il coraggio di lasciare andare ciò che non serve più, ma molti non ci riescono: le emozioni si legano alle cose».
Mauro Sagresti racconta con ironia e realismo quanto il trasloco possa essere un momento complesso: «A volte è un’operazione zen: ogni scatola tira fuori ricordi, tensioni, perfino litigi. In Italia c’è ancora un forte attaccamento alla casa, agli oggetti. All’estero è tutto più funzionale. Ma le nuove generazioni stanno cambiando anche qui: sono più minimaliste, con meno roba e meno paura di cambiare». Delicato è anche il ruolo del traslocatore: «Non possiamo limitarci a spostare mobili. Servono ascolto, empatia e la capacità di leggere oltre l'apparenza. A volte sembriamo più psicologi che traslocatori». E con un sorriso conclude: «Io un trasloco in casa mia? Mai. Se dovessi farlo, chiamerei qualcun altro. Ma la nostra vera forza è portare tranquillità: siamo lì anche per questo».
“Non solo mobili: traslochi, ricordi e soluzioni firmate Sagresti”
Ci sono poi episodi curiosi che rimangono impressi. «Un cliente – rammenta Mauro Sagresti - ci ha chiesto di trasportare una moto Yamaha da Castello a Rimini… ma voleva tenerla in salotto, al quarto piano! E noi l’abbiamo fatto. È il nostro mestiere: trovare soluzioni, sempre». Sagresti offre anche consigli utili: «Selezionare, alleggerirsi, imballare con cura le cose fragili. Sul nostro sito c’è un vademecum pratico». E aggiunge: «Lascio sempre il mio numero, per dare supporto a chi ha bisogno». Infine, un’attenzione particolare viene riservata agli anziani: «Spesso sono soli, e affrontare un trasloco senza punti di riferimento è ancora più difficile. In quei casi, ogni parola, ogni gesto conta doppio. Non va mai sottovalutato. Ho ancora le foto degli anni ’60 – racconta con orgoglio – con la nostra piccola flotta a Pianello: tre camion e tanta voglia di lavorare. La nostra forza erano i dipendenti che venivano dalla montagna, persone oneste, umili, instancabili».
Oggi le sfide sono cambiate: «Formare nuove leve è difficile – spiega Sagresti – la manualità attira meno e il ricambio generazionale richiede tempo e affiancamento». L’imprenditore ricorda con orgoglio anche il ruolo innovativo dell’azienda: «Negli anni ’80 fummo tra i primi a usare piattaforme a pantografo, poi arrivò la scala telescopica da 33 metri: per l’epoca, un vero passo avanti». Tra i trasporti più complessi c’è il pianoforte: «Oggetto delicato che richiede personale esperto». Ma il punto centrale è un altro: «Ogni trasloco è unico, ogni cliente è una storia diversa da raccontare».
La puntata è disponibile in streaming e on demand sul sito di Telelibertà.