Benemerenza "Piacenza Primogenita" a Diego Maj: «Ho il cuore colmo di gioia»

Un filo invisibile ha attraversato l’intera cerimonia: la gratitudine. In lui convivono la delicatezza dell’artista e la determinazione dell’educatore.

Marco Vincenti
Marco Vincenti
May 12, 2025|24 giorni fa
Benemerenza "Piacenza Primogenita" a  Diego Maj: «Ho il cuore colmo di gioia»
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Ci sono storie che non si raccontano soltanto con le parole. Si raccontano con gli occhi lucidi di chi ascolta, con gli applausi che diventano carezze, con i silenzi carichi di gratitudine. È accaduto oggi, lunedì 12 maggio, nella sala consiliare di Palazzo Mercanti, quando Piacenza ha scelto di fermarsi per un istante, per dire grazie a chi da più di cinquant’anni regala emozioni, sogni e dignità attraverso il teatro. A ricevere la benemerenza civica Piacenza Primogenita d’Italia, il regista, fondatore e anima di Teatro Gioco Vita, Diego Maj, figura cardine della scena culturale locale e nazionale.
Un teatro per tutti. Per i bambini e per gli adulti. Per chi si affaccia curioso, per chi ha bisogno di un rifugio, per chi non ha niente ma vuole sentire di valere qualcosa. Diego Maj ha fatto del teatro un presidio civile, uno strumento di inclusione, un ponte tra periferia e bellezza. «Con il teatro la mia vita è cambiata – ha detto, commosso – ed è stata impreziosita dal rapporto con una città che cresce, che ascolta, che sogna».
Nel 1971, dalla sua visione nasceva Teatro Gioco Vita. Poi, diciassette anni dopo, un altro passo importante: l’apertura del Teatro San Matteo, uno spazio che ha accolto volti, storie e speranze. E ancora, nei primi anni Duemila, la collaborazione con Editoriale Libertà e la nascita dello Spazio Luzzati, dedicato all’amico Lele. Un viaggio di passione, di coraggio, di ostinata fedeltà a un’idea: il teatro come bene comune.
La sindaca Katia Tarasconi ha voluto sottolineare come «con Maj, il teatro non è finzione ma autenticità. È strumento per toccare le emozioni più vere, più profonde. Ha saputo ridurre la distanza tra palco e vita reale, tra chi guarda e chi agisce». Un pensiero condiviso anche dal prefetto Paolo Ponta, che ha definito l’opera di Maj «un piccolo grande miracolo», capace di portare il teatro ovunque: nelle scuole, nei quartieri, tra gli invisibili, trasformandolo in «appuntamento di educazione civica».
Un filo invisibile ha attraversato l’intera cerimonia: la gratitudine. Quella di un’intera città, e quella dello stesso Maj: «Ho ricevuto tanti riconoscimenti, ma questo è il più importante. Perché arriva dalla mia gente. Ho il cuore colmo di gioia».
In lui, hanno detto in molti, convivono la delicatezza dell’artista e la determinazione dell’educatore. Come ha ricordato lo psichiatra Giovanni Smerieri, «quanti luoghi abbandonati si sono svegliati grazie alla fantasia di Diego Maj. Con quei luoghi, anche ragazzi, cittadini e pazienti del dipartimento di salute mentale sono diventati protagonisti di un volo di umanità».
Un teatro che salva, che cura, che include. Che fa sognare anche chi non ha mai avuto niente. Così lo ha definito Rita Casalini, in rappresentanza della Caritas: «Un rifugio, un nido dove nutrire i propri talenti». Così lo ha ricordato Alessandro Miglioli, presidente del Gruppo Libertà: «Un fratello che ha fatto tanto per Piacenza, grazie alla riscoperta di luoghi dimenticati e all’amore per gli ultimi».
Oggi, la città ricambia quell’amore. E lo fa con la voce collettiva di chi ha creduto e crede ancora che il teatro – quello vero – non sia solo un luogo, ma un modo di vivere e di stare al mondo.

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