Frankenstein e Dracula, le versioni erotiche degli anni '70 riemergono dalla cripta per dare scandalo

Con Warhol e Morrissey il cinema underground trasforma i mostri classici in pervertiti sanguinari

Michele Borghi
Michele Borghi
April 16, 2025|51 giorni fa
Il pazzesco laboratorio de “Il mostro è in tavola, barone... Frankenstein”
Il pazzesco laboratorio de “Il mostro è in tavola, barone... Frankenstein”
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Imperfetti, ma affascinanti. Sospesi tra provocazione e genialità. Non credete alle chiacchiere da bar che circolano su internet: “Il mostro è in tavola, barone... Frankenstein” e “Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete” sono film d’art et d’essai travestiti da trash movie.
Non mi è mai davvero importato sapere chi stava dietro la macchina da presa del dittico-shock prodotto dalla gloriosa Compagnia Cinematografica Champion di Carlo Ponti. Il camaleontico Andy Warhol, il sodale Paul Morrissey, oppure l’“artigiano” di Cinecittà Antonio Margheriti (aka Anthony M. Dawson)? Voglio immaginare una meravigliosa collaborazione alla pari, con il nobile scopo di dare vita ad un unicum nel panorama horror anni ’70. Gore, perversioni, parodia e critica sociale si mescolano in un cocktail irriverente, tra atmosfere debitrici dei sexy-fumetti e una tensione omoerotica a tratti insostenibile. 
Midnight Classics” ha compiuto con Minerva Pictures e Plaion un autentico miracolo, riesumando dalla cripta i due cult non solo in versione restaurata e integrale, ma anche in 4K Ultra HD. Non bastasse, dal “Paul Morrissey Boxset” spunta pure “Il mostro è in tavola...” in versione Real 3D. L’aspettavo da anni e la cercavo dal 2016. Da quando l’indispensabile documentario targato Sky “Viaggio nel cinema in 3D: una storia vintage” si soffermò sul Frankenstein tridimensionale impreziosito da una Dalila Di Lazzaro nuda e bellissima. Grazie ai soldini di Ponti, la leggendaria “Factory” sbarcata negli studi Cinecittà può avvalersi di un cast tecnico di prim’ordine. Nei titoli di testa compaiono tra gli altri Luigi Kuveiller, futuro direttore della fotografia di “Profondo rosso”; Claudio Gizzi, autore della colonna sonora; Carlo Rambaldi, papà da premio Oscar di “King Kong”, “Alien” ed “E.T.”; lo scenografo Enrico Job, deus ex machina dell’estetica decadente e barocca che trasuda il film. La versione italiana accredita Tonino Guerra alla sceneggiatura e, appunto, Anthony M. Dawson alla regia: a fare chiarezza ci pensano gli extra curati da “Nocturno” per il box Midnight.
Una scena tratta da “Il mostro è in tavola, barone... Frankenstein"
Una scena tratta da “Il mostro è in tavola, barone... Frankenstein"
Pazzesco pure il cast, un irripetibile pastiche di cinema d’autore, exploitation e scena underground. Sorprende soprattutto il “Dracula” che - oltre alla coppia fissa Udo Kier e Joe Dallesandro - schiera Stefania Casini, Silvia Dionisio, Milena Vukotic, Vittorio De Sica e il cameo di Roman Polanski (non accreditato).
“Ma che cavolo c’entra De Sica?” è la domanda che sento ronzare nella testa dei lettori. Ebbene, il leggendario regista e attore veste i panni del patriarca impoverito di una famiglia aristocratica. «Una presenza che aggiunge un tocco di prestigio e ironia, dato il suo status nel cinema neorealista», dicono gli studiosi. Il suo coinvolgimento resta singolare, considerando il tono volutamente kitsch e trasgressivo della pellicola. Le malelingue aggiungono che avesse accettato il ruolo - una delle sue ultime apparizioni - per necessità finanziarie. Nel “Frankenstein” lascia invece il segno la bambina horror Nicoletta Elmi, angelo nero di un incipit uscito dritto da un capolavoro gotico di Mario Bava.
Kier in "Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete” e la copertina del boxset distribuito da Plaion
Kier in "Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete” e la copertina del boxset distribuito da Plaion
C’è pure Liù Bosisio, la cameriera: Bosisio qui, Vukotic là ed ecco che nel dittico ritroviamo magicamente i due volti della signora Pina della saga Fantozzi.
Tripudio squisitamente splatter, per concludere. Tra le sequenze estreme divenute a pieno titolo stracult, vale la pena ricordare quella con il conte Dracula esanime che rigurgita sangue “impuro”. Oppure quella sessualmente esplicita, con il barone Frankenstein che amoreggia con la creatura femminile sul tavolo del laboratorio. Delirio gore ancora più disturbante nel bluray 3D, con viscere e fluidi proiettati direttamente verso lo spettatore. Assieme all’aglio e al crocifisso, preparate la vomit bag.
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