Cinquant'anni nel Dungeon: mezzo secolo di eroi e mostri

Tra le numerose meccaniche e tematiche offerte dai giochi da tavolo, poche possono competere con il fascino di questa serie

Carlo Chericoni
April 27, 2025|38 giorni fa
© Libertà/Carlo Chericoni
© Libertà/Carlo Chericoni
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Spesso arricchiti da miniature dettagliate, tabelloni scenografici e mappe componibili, questi giochi riescono a dare una fisicità unica alle avventure che resero celebri le prime edizioni di Dungeons & Dragons, stimolando la fantasia di giocatori di ogni età.
Si tratta per lo più di esperienze cooperative, in cui i partecipanti vestono i panni di eroi intenti a esplorare terre misteriose, spettrali castelli o labirinti sotterranei, mentre raccolgono tesori e affrontano mostri lanciando manciate di dadi. Le regole sono spesso semplici e la fortuna ha un ruolo centrale, a volte persino più della pianificazione tattica. Questo, però, non li rende meno divertenti: al contrario, l’elemento casuale contribuisce a creare situazioni imprevedibili e storie memorabili, di quelle che si continuano a raccontare anche dopo la fine della partita.
Le origini del genere risalgono al 1975 con l’arrivo del board game Dungeon!, che permetteva di esplorare sotterranei e combattere in stile gioco di ruolo, ma con un regolamento semplificato, adatto a tutta la famiglia.
Negli anni successivi arrivarono nei negozi altri prodotti simili, come il mitico Dungeon-Quest del 1985 il cui punto di forza era il sistema di tessere componibili, che creava ogni volta un labirinto diverso da esplorare.

Il titolo che però rese i Dungeon Crawler un fenomeno di massa fu senza dubbio HeroQuest, che con la sua scatola piena di miniature divenne nel 1989 uno dei giocattoli più richiesti di quelle festività Natalizie. Malgrado un regolamento estremamente semplificato e una mec-canica di movimento basata sul lancio dei dadi, il gioco seppe conquistare il cuore di moltissimi ragazzi degli anni ’90, aprendo la strada a titoli simili come Warhammer Quest, Mutant Chronicles: Siege of the Citadel e Dragon Quest.
Nei primi anni 2000 arrivarono, tra gli altri, Dungeons & Dragons: The Fantasy Adventure Board Game e il molto apprezzato Descent: Journeys in the Dark, che avrebbe stabilito nuovi standard qualitativi per il genere, pur mantenendo pressoché invariata la meccanica di base.
Con il passare degli anni i Dungeon Crawler si sono evoluti nelle meccaniche proponendo regolamenti sempre più complessi e articolati. Tra questi, merita una menzione Galaxy Defenders del 2014, un prodotto frutto della creatività “Made in Italy” di Simone Romano e Nunzio Surace: un titolo di ambientazione spaziale che introduceva nuove meccaniche capa-ci di esaltare l’aspetto strategico, riducendo l’importanza del fattore fortuna legato al lancio dei dadi. Questo sistema di gioco, appassionante seppur più complesso della media, venne poi perfezionato dai due game designer con il loro secondo titolo di ambientazione fantasy, l’avvincente Sword & Sorcery del 2017.
Quello stesso anno arrivò un’altra pietra miliare nella storia dei Dungeon Crawler: Gloom-haven. Non solo si rivelò uno dei maggiori successi di sempre sulla nota piattaforma di finanziamento collettivo Kickstarter, ma fu anche in grado di rivoluzionare le meccaniche del genere.
Con un sistema di controllo del personaggio completamente basato su un mazzo di carte, le missioni di Gloomhaven non si limitano al semplice lancio di dadi, ma si trasformano in veri e propri enigmi da risolvere, in cui occorre ottimizzare al massimo le azioni del proprio eroe.
Pur essendo presenti sul mercato da oltre cinquant’anni, i Dungeon Crawler continuano a rinnovarsi, offrendo nuove meccaniche sempre più coinvolgenti e ambientazione di ogni ti-po come, per esempio, il mondo di Star Wars in Assalto Imperiale o l’universo lovecraftiano in Le Case della Follia.
Che si tratti di un dungeon infestato da non-morti o di un relitto spaziale da esplorare, i Dungeon Crawler dimostrano di saper trasformare ogni serata in un’esperienza indimenti-cabile, da condividere in famiglia o con gli amici più audaci.
DUNGEON SAGA ORIGINS: UN'AVVENTURA PER TUTTA LA FAMIGLIA
Trovare un gioco con un regolamento in grado di divertire tutti non è sempre semplice: alcuni titoli risultano troppo datati e banali, altri invece finiscono per essere troppo complessi per i più giovani. Dungeon Saga Origins di Mantic, però, sembra centrare il giusto equilibrio tra accessibilità e profondità, rivelandosi perfetto per le partite in famiglia, ma capace an-che di offrire piccoli spunti strategici per intrigare i giocatori più esperti.
Come in molti altri titoli dello stesso genere, Dungeon Saga Origins prevede che uno dei partecipanti interpreti il ruolo del “Signore Supremo” del dungeon: sarà lui a rivelare la mappa man mano che l’avventura procede, a controllare i nemici e attivare trappole. Gli al-tri partecipanti, invece, vestono i panni degli eroi e collaborano per completare la missione.
I personaggi disponibili sono quelli classici del genere fantasy: un guerriero barbaro, un potente mago, un’elfa armata di arco e un nano corazzato. Ciascuno ha caratteristiche e armi uniche, oltre a un’abilità speciale che può essere utilizzata una sola volta durante la partita. Il regolamento chiarisce che la difficoltà delle missioni è calibrata sul presupposto che in missione siano presenti tutti i personaggi, quindi in partite con meno di quattro giocatori se ne dovranno controllarne più di uno; oppure prepararsi a dover affrontare una sfida più difficile da portare a termine.
Se nessuno desidera interpretare la parte del “Signore Supremo”, Mantic ha messo a disposizione sul proprio sito un’app che consente di affidare al computer il compito di svelare progressivamente la mappa di gioco, mentre un regolamento simula in modo analogico l’intelligenza artificiale dei nemici.
Anche se è possibile giocare una singola missione, Dungeon Saga Origins dà il meglio nella modalità campagna: qui si segue una storia che si sviluppa di partita in partita e, tra una missione e l’altra, si può spendere l’oro guadagnato per comprare nuove armi e far crescere il proprio eroe. È uno degli elementi più divertenti e coinvolgenti del genere Dungeon Crawler.
Per quanto riguarda il regolamento, bastano quattro pagine per imparare a giocare. Durante il proprio turno, ogni eroe può muoversi di un numero fisso di caselle ed effettuare un attacco. Quando si entra in una nuova area del labirinto è possibile cercare passaggi segreti o esplorare l’ambiente, innescando eventi sia positivi che negativi. Il sistema di combattimento è semplice ma efficace: l’eroe lancia un numero di dadi pari alla propria capacità di combattimento, e il nemico fa lo stesso per difendersi. I risultati vengono poi confrontati, dal più alto al più basso, e ogni volta che il valore dell’eroe supera quello dell’avversario, quest’ultimo subisce un punto danno.
I nemici possiedono anche un valore armatura: tutti i risultati uguali o inferiori a quel numero vengono automaticamente scartati, rendendo particolarmente temibili gli avversari con una difesa elevata.
Nonostante l’apparente semplicità, il gioco include alcune interessanti finezze tattiche, come penalità per chi viene attaccato alle spalle o per chi affronta più nemici contemporaneamente, oltre alla possibilità di utilizzare come copertura parziale tavoli e altri elementi scenici di bassa altezza. Questi aspetti spingono gli eroi a pianificare attacchi coordinati, so-prattutto contro i nemici più pericolosi. Dungeon Saga Origins è senza dubbio un Dungeon Crawler semplificato, ma tutt’altro che banale: riesce a rendere vivaci le sfide in famiglia e offre un livello di difficoltà capace di divertire sia i neofiti sia i giocatori più esperti. Con le sue regole snelle e un’estetica curata, questo gioco non reinventa il genere, ma lo rende più accessibile che mai, dimostrando che anche un dungeon può essere il luogo perfetto per ritrovarsi attorno a un tavolo.

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