Il circolo nato dal basso nella frazione di San Gregorio

Si chiama "Lo Stallino": un luogo nel comune di Ferriere voluto e costruito dai residenti. Venderà i permessi per la raccolta nel sottobosco

Redazione Online
May 14, 2025|22 giorni fa
Il circolo aperto dai residenti di San Gregorio (foto e contributo di Martina Picca)
Il circolo aperto dai residenti di San Gregorio (foto e contributo di Martina Picca)
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di Martina Picca
C’è una micro-parte di mondo in cui si respira ancora l’aria "d’una volta", quella di montagna vera, selvaggia, antica, con i suoi pochi abitanti resistenti, gli echi di un tempo, tanto che ai suoi piedi sembra ancora di sentir cantare. Per chi come me c’è cresciuto, rimane la valle più bella del mondo, quella dove in ogni sentiero, solco, albero, rimangono impressi i ricordi più importanti di una vita. Sconosciuta ai più, la Val Lardana, e più precisamente San Gregorio, nel comune di Ferriere, rimane un rifugio immacolato, oggi spopolato, ma un tempo vivacissimo e colmo di vite.
Siamo a circa sessanta chilometri da Piacenza, ma appena ci arrivi, sembra quasi di stare alle porte del paradiso.
Una vista fiorita di San Gregorio (foto M. Picca)
Una vista fiorita di San Gregorio (foto M. Picca)
Ed è proprio qui, grazie al desiderio di chi a San Gregorio ci ha lasciato il cuore e che in ogni momento libero torna a riprenderselo, che nasce il circolo C.S.I. ‘’Lo Stallino’’. I parrocchiani, infatti, da tempo sentivano la necessità di un luogo in cui ritrovarsi tutti insieme, nei giorni d’estate e non solo, come si faceva prima nelle case di ciascuno: un po’ di pane e salame, una bottiglia di vino, e tanti racconti. Un modo per non sradicarsi.
Anche il compianto parroco don Luciano, attaccatissimo al luogo, desiderava un posto dove poter stare in compagnia, e proprio sul bancone in legno del bar sapientemente fatto a mano dal signor Silvano, è incorniciata la sua foto sorridente. Tantissimi si sono impegnati per dar forma al sogno, perché la gente di montagna è così, tenace e testarda.
I lavori sono stati possibili grazie a una prima ristrutturazione effettuata anni fa da Alfredo Moia e poi grazie ai fondi a disposizione del Comunello di S. Gregorio – il Comunello è di fatto una proprietà collettiva e una gestione che vede impegnati i residenti della località nella preservazione e nel miglioramento del proprio patrimonio - derivanti dalla vendita dei permessi stagionali per la raccolta del sottobosco, come funghi e tartufi. Ed è proprio allo Stallino che verranno venduti i permessi per la raccolta funghi delle prossime stagioni.
L'esterno del circolo (foto M. Picca)
L'esterno del circolo (foto M. Picca)
La vista che si gode dal circolo (foto M. Picca)
La vista che si gode dal circolo (foto M. Picca)
Anche il Consorzio di bonifica, con il presidente Luigi Bisi e il geometra Gianluca Fulgoni, sono intervenuti quando le abbondanti piogge primaverili avevano fatto esondare un canale allagando tutta la zona circostante il circolo, attivando l’impresa Bonetti per ripristinare l’alveolo del canale evitando così che i lavori venissero compromessi.
D’altra parte, anche il Gruppo Iren di Piacenza, per il tramite dell’ingegner Ivan Ziotti, ha attivamente contribuito rafforzando un rapporto di collaborazione e gestione delle strade di accesso alle sorgenti dell’acquedotto Val Nure.
Insomma, un insieme di forze, che con dedizione e pazienza, ha realizzato quello che all’inizio era solo un desiderio dei tanti che hanno lasciato le proprie radici in quella frazione di universo. Ogni parrocchiano, residente e non, ha dato il proprio contributo, come l’elettricista Eugenio Fiorani che ha permesso tutto l’impianto elettrico, ed ora al circolo ci si ritrova davvero, per un aperitivo, un pranzo o una merenda (per info e prenotazioni 342 8608366), magari dopo una delle tante camminate che sono possibili grazie ai trekking puntualmente segnalati dai ragazzi di Trail Valley.
La storia dello Stallino è insomma la storia di chi oggi tiene vive le nostre montagne, di chi è emigrato per possibilità e lavoro ma che corre appena può dove si sente davvero a casa, perché come scriveva Cognetti:
Avevo già imparato un fatto a cui mio padre non si era mai rassegnato, e cioè che è impossibile trasmettere a chi è rimasto a casa quel che si prova lassù

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