«Non sei confermato»: arriva la stagione delle selezioni

È il momento delle temute scelte nei settori giovanili calcistici, passaggio delicato e difficile per giovani e famiglie

Michele Rancati
Michele Rancati
May 14, 2025|23 giorni fa
«Non sei confermato»: arriva la stagione delle selezioni
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C’è una storia tanto divertente, quanto significativa che racconta uno dei massimi esperti di calcio giovanile della nostra provincia (persona così riservata che non sveliamo): « Il più forte giocatore che ho “scoperto” è arrivato in Serie A. Di rugby, però».
Come è possibile? «Quando aveva 10-11 anni gli abbiamo comunicato che, secondo noi, il calcio non era il suo sport, che avrebbe avuto più fortuna e soprattutto soddisfazione scegliendone un altro. All’inizio, comprensibilmente, ci rimase male. Ma si buttò sul rugby e qualche anno dopo ha debuttato in Serie A».
Anche quest’anno è arrivato il momento delle selezioni per molti dei settori giovanili delle squadre piacentine. E, inevitabilmente, è tempo di amarezze e frustrazioni per chi non viene confermato e per la sua famiglia.
Il copione è da tanti anni più o meno lo stesso. Messaggio sul gruppo whatsapp da parte della società in cui si annunciano i colloqui, prima di squadra, poi individuali. Quindi il faccia a faccia con papà e mamme e la fatidica frase: «Ci spiace, ma vostro figlio non è confermato ». Le motivazioni cambiano, alcune sono davvero molto fantasiose, ma la realtà di fondo è sempre una: il ragazzo non è considerato abbastanza bravo.
Uno spauracchio che proprio in questi giorni decine di famiglie stanno vivendo.
Per fortuna, non è la fine del mondo, anche se la notizia porta in molti casi addirittura a qualche lacrima.
Innanzitutto, non bisogna scordarsi mai che Piacenza e provincia sono piene di società pronte ad accogliere a braccia aperte chi viene scartato altrove.
C’è poi un altro aspetto non secondario: la delusione di papà e mamme spesso è superiore a quella del figlio. Chi non è confermato, generalmente, arriva da un’annata in cui non ha giocato tantissimo e magari ha maturato dentro di sé la voglia di cambiare e di dimostrare altrove il proprio valore. E capita che siano i figli a dover far digerire la scelta ai genitori.
Società “cattivone”, quindi? Assolutamente no. Se per il mio “campione” ne ho scelta una che sin dalla prima riunione di inizio stagione spiega che sia durante l’annata, sia alla fine, i ragazzi saranno oggetto di selezione, poi non potrò lamentarmi se giocherà poco o verrà scartato. Il problema sorge quando non c’è questa chiarezza, quando si vuol far credere di essere una realtà di quartiere o di paese, per poi seguire delle logiche “professionistiche”. In questo caso, basta scegliere di andare altrove, senza che siano altri a farlo per noi.

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